di Alessandro Marceca
Il 16 gennaio 2023 sugli schermi di tutta Italia, ma anche all’estero, veniva proiettata l’immagine di un uomo sulla sessantina che, col volto parzialmente nascosto dal cappotto di montone beige e dal cappello di lana, viene scortato da due carabinieri del ROS fuori dalla clinica privata “La Maddalena” di Palermo. Infatti dietro a quell’uomo all’apparenza ordinario, si cela in realtà Matteo Messina Denaro, al quale testate giornalistiche e programmi televisivi si sono riferiti anche come “l’ultimo degli stragisti, l’ultimo dei re, il super boss…”. Questi sono solo alcuni dei titoli che nel corso di queste settimane sono stati usati nei confronti del boss di mafia, latitante da ormai 30 anni.
Ma chi è Matteo Messina Denaro? Denaro fa parte della vecchia borghesia mafiosa e da molti è considerato il successore di Totò Riina, l'ultimo boss dei boss. L’ex superlatitante è tra gli ideatori e più convinti sostenitori della strategia stragista che si è concretizzata nelle stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e negli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma. La sua latitanza ha inizio nell'estate del ‘93 è vi è stata posta fine solo il 16 gennaio, per ben 30 anni è quindi riuscito a sfuggire alle forze dell’ordine, eppure pare che per tutto questo tempo, o quasi, sia vissuto a Campobello, un paesino non molto lontano da Castelvetrano, dove era nato.
L’arresto del boss è sicuramente un grandissimo vanto per la procura di Palermo, e dal punto di vista pratico c’è la speranza che dai suoi covi emergano documenti che possano aiutare a far luce su alcune delle zone d’ombra delle vicende di mafia che hanno segnato l’Italia tra gli anni ‘80 e ‘90.
Ma è soprattutto il valore simbolico ad essere incommensurabile, la cattura di Denaro, infatti, chiude quell’era della mafia segnata dalle stragi e dai grandi boss, lanciando contemporaneamente l’importante messaggio che la mafia può essere sconfitta.
Dai telegiornali ci sono state mostrate le immagini dei cittadini palermitani in festa alla cattura del latitante: se da un lato ci sentiamo fieri di essere cittadini di uno Stato che dispone di efficienti apparati investigativi, che sono riusciti a dimostrare che nessun criminale è imprendibile, dall’altro sorge però spontaneo chiedersi come un volto tanto noto sia potuto rimanere in libertà per tutto questo tempo se non protetto da un muro di omertà.
Vincere l’omertà è quindi il primo passo nella battaglia contro le mafie, per riuscirci è di primaria importanza che lo Stato riesca a riappropriarsi di quelle zone in cui la mafia l’ha sostituito, non lasciando alcuna scelta agli abitanti se non quella di seguire l’unico tipo di codice di comportamento che hanno mai conosciuto.
È giusto quindi parlare di vittoria? L’arresto di un superlatitante come Matteo Messina Denaro segna sicuramente un punto a favore dello Stato e della gente onesta nella partita contro la mafia, e questo è un fatto che non dobbiamo dimenticare o sminuire, cogliamo però quest'occasione per sperare che il Governo prenda sempre con maggior serietà il suo dovere di allungare una mano a chi può cadere nelle maglie mafiose e far vedere a tutti che alla mafia c’è una valida alternativa.
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