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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Mascherina rosa in Polizia: TRA SESSISMO E QUALUNQUISMO

di Letizia Sala

Sono tante le notizie che la scorsa settimana hanno invaso quotidiani e reti social, come il caso Djokovic, la scomparsa di David Sassoli, la corsa per il Quirinale. Una più di tutte, però, ha sollevato l’attenzione degli Italiani: la lamentela, da parte di alcuni esponenti del corpo di Polizia di Stato, circa la fornitura di mascherine Ffp2 di colore rosa.

IL FATTO:

La denuncia è partita da un comunicato del sindacato SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) indirizzato al Capo della Polizia, Lamberto Giannini. Tra le province coinvolte nella lamentela figurano Varese, Ferrara, Siracusa, Pavia e Venezia. Con la presente, portiamo alla Sua attenzione l’inusuale fornitura di mascherine Ffp2 di colore rosa che sta avvenendo in numerose Questure. Non si conoscono le ragioni sottese all’acquisto di mascherine di un colore che dovrebbe apparire prima facienon consono alla nostra Amministrazione e suscita perplessità la scelta di approvare tale acquisto, si spiega nella lettera. Il rosa risulterebbe eccentrico rispetto all’uniforme”, tanto da pregiudicare l’immagine dell’Istituzione”. I poliziotti sostengono infatti la necessità di “adottare sobrietà e rispetto per le divise indossate”. La richiesta sarebbe quindi quella di assicurare una fornitura di “mascherine di un colore diverso (bianche, azzurre, blu o nere) e comunque coerenti con l’uniforme della Polizia di Stato”.

LE PRIME REAZIONI:

Subito molte pagine di attivismo online hanno denunciato l’accaduto, evidenziando come il rosa sia ancora -purtroppo- legato a un’idea di femminilità. La denuncia da parte del Sap risulterebbe pertanto, secondo questa prima reazione, espressione di quella mascolinità tossica che impedisce ai poliziotti di sentirsi veramente tali per via di un accessorio dalla tinta notoriamente femminile.

Le proteste nei confronti delle Questure sopra menzionate riguardano, però, non solo il machismo a cui i membri del SAP si sarebbero piegati, ma anche l’ingratitudine del rifiuto di una fornitura di mascherine che moltissimi Italiani faticano a permettersi per via del prezzo elevato.

UN’INDIGNAZIONE QUALUNQUISTA?

Se, da un lato, è vero che il rifiuto delle mascherine rosa da parte dei membri del SAP risulta essere uno schiaffo morale nei confronti di chi fatica a sostenere quegli 0,75 euro a pezzo, dall’altro lato è abbastanza evidente come la denuncia del maschilismo dimostrato nella lettera sia quantomeno avventata. La comunicazione del SAP al Capo della Polizia può essere trovata al seguente link: https://www.sap-nazionale.org/news/mascherine-ffp2-rosa-il-sap-scrive-al-capo-della-polizia/ . Con un minimo di pazienza e accortezza, si noterà che il SAP menziona il colore rosa soltanto una volta all’interno della lamentela. Anche da un punto di vista prettamente grafico, ciò che viene messo in evidenza non è l’eccentricità della tonalità, quanto piuttosto la necessità di avere dei dispositivi di protezione individuale consoni ai colori della divisa, evitanto quindi “altri colori” (e non “evitando il rosa”!) e addirittura “eventuali decorazioni”.

Insomma, la lettera di per sè ha pochi motivi per essere definita maschilista: viene piuttosto messa in luce l’esigenza di coerenza tra le rigide imposizioni per quanto riguarda l’uniforme e la fornitura di un accessorio che da due anni a questa parte è inevitabilmente entrato a far parte del corredo della divisa.

L’INNEGABILE SESSISMO:

È pur vero, però, che la questione solleva grandi dubbi circa i passi avanti che il nostro Paese ha compiuto in termini di divario tra i generi.

In primo luogo, associare il rosa alla femminilità e l’azzuro alla mascolinità è forse la più semplice delle espressioni della mascolinità tossica. Sin dall’infanzia veniamo incanalati nella binarietà di queste due tonalità: superare finalmente questi stereotipi di genere sarebbe il vero primo passo verso l’equità. In più, nella lettera non si dice che una fornitura arancione o verde fluo sarebbe stata accettata con piacere.

Ciò su cui sarebbe davvero bene riflettere è piuttosto la fatica che il genere femminile fa nell’essere parte del corpo di Polizia di Stato. Nel 2016, solo poco più del 15% di tutti i poliziotti semplici italiani era di sesso femminile. E anche una volta entrate in Polizia, è dimostrato come le poliziotte vengano rispettate molto meno dei colleghi uomini. Per fortuna questi numeri stanno gradualmente migliorando, specie se vengono prese in considerazione le cariche più alte all’interno della Polizia. Ma per parlare davvero di parità di genere nelle Forze dell’Ordine c’è ancora tanta strada da fare.

COS’È VERAMENTE INDECOROSO:

Non è il rosa a essere davvero indecoroso. A fare ribrezzo è il fatto che il Sindacato Autonomo di Polizia comprende alcuni dei poliziotti che nel 2014 applaudirono in sostegno agli agenti condannati per aver ucciso Federico Aldrovandi. Questo è indecoroso. È questo a togliere autorevolezza, non il rosa sulle mascherine.

È questo che dovrebbe farci arrabbiare. In quell’occasione, sì che il SAP era condannabile.

Oggi, per delle Ffp2, a essere condannabile è solo l’ancoraggio della nostra società a stupidi e inutili stereotipi di genere.

Comunicazione del SAP al Capo della Polizia

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