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Gaza: "considerate se questo è un uomo"

  • Immagine del redattore: Il Foglio di Villa Greppi
    Il Foglio di Villa Greppi
  • 24 ore fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 10 minuti fa

di Chiara Castelletti


11 dicembre 2025



Siedo al caldo, l'albero addobbato che ammicca con le sue lucine colorate dall'angolo del salotto: tra un paio di settimane è Natale. La cena è quasi pronta. Dalla radio una voce dichiara che una fortissima perturbazione - tempesta Byron l'hanno chiamata - in poche ore ha sommerso l'intera Striscia di Gaza: una bambina di nove mesi è morta per il freddo, perché l'acqua ha allagato la tenda della sua famiglia. Di nove mesi. Per il freddo. Ci sediamo a tavola e mi affiorano alla mente i primi versi della poesia di Primo Levi:

 

Voi che vivete sicuri

nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un sì o per un no.

 

Meditate che questo è stato.

 

A Gaza questo è e continua ad essere.

 

Dallo schermo del computer provengono immagini dei bambini di Gaza che cercano di ripararsi all'interno di una tenda fatiscente, al riparo dalle piogge torrenziali mescolate alle acque reflue, dopo che l'occupazione militare dell'esercito israeliano ha impedito che entrassero nella Striscia le attrezzature necessarie per la riparazione delle infrastrutture, completamente distrutte dai bombardamenti. Ovunque una distesa di fango e liquami.


In un campo profughi della Striscia di Gaza, bambini cercano riparo in una tenda ormai allagata.
In un campo profughi della Striscia di Gaza, bambini cercano riparo in una tenda ormai allagata.

Secondo i dati diffusi dalle Nazioni Unite relativi ai danni provocati dall'offensiva israeliana negli ultimi ventiquattro mesi, a Gaza è stato demolito, gravemente o parzialmente danneggiato l'81% delle strutture. Dall'inizio della cosiddetta "tregua", entrata in vigore lo scorso 10 ottobre, Israele blocca ai valichi non solo l'ingresso delle tende, ma anche di caravan e unità mobili; ad attendere al confine con la Striscia migliaia di camion pieni di beni necessari alla sopravvivenza del popolo gazawi.

In un territorio in cui l'assenza di scorte di medicinali e forniture mediche è ormai sistemica e impedisce al personale medico di svolgere il proprio lavoro, i missili israeliani non hanno mai smesso di colpire i campi profughi e gli insediamenti degli sfollati. Secondo Amnesty International almeno 327 persone, tra le quali 136 minorenni, sono state uccise a partire dal 9 ottobre 2025. Una di loro era Ahed Al-Bayouk, di tre anni, morta pochi giorni fa a seguito di un attacco dell'esercito di occupazione a sud della Striscia, in aperta violazione del cessate di fuoco.


Rovine della città di Gaza, novembre 2025.
Rovine della città di Gaza, novembre 2025.

Chi sopravvive lotta contro fame, freddo, condizione igieniche proibitive, l'assenza di cure mediche, traumi. In Cisgiordania si resiste ai quotidiani attacchi, sempre più violenti, dei coloni, alla privazione di terra, alla costruzione di nuove case volute dal governo israeliano.

 

Considerate se questo è un uomo

 

Primo Levi (Torino 1919 -Torino 1987)
Primo Levi (Torino 1919 -Torino 1987)

Di riflesso mi affiora quel cinico “definisci bambino”, pronunciato in un programma televisivo lo scorso settembre da Eyal Mizrahi, presidente della fondazione Amici di Israele, in risposta a chi gli faceva notare l'alto numero di vittime tra i bambini palestinesi. Parole che non suonano soltanto sfrontate, ma che chiariscono con lucida spietatezza un punto essenziale per comprendere quello che accade a Gaza: ciò che subisce il popolo palestinese non è solo guerra. Anzi, non è guerra: è un processo di disumanizzazione che ha radici profonde e che toglie persino ai bambini la possibilità di essere definiti tali. Gli ebrei per i nazisti erano “parassiti” o “ratti”; in Ruanda, durante il genocidio del 1994, i Tutsi erano “scarafaggi”;  di poche settimane fa la notizia delle indagini aperte sui “safari di guerra” in Bosnia compiuti da cittadini stranieri, anche italiani, che avrebbero pagato per andare a uccidere civili bosniaci, cosiderati alla stregua di prede, durante la guerra degli anni Novanta. Allo stesso modo i palestinesi sono “animali” o “animali umani”, secondo la definizione di Aluf Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliana. Il meccanismo di disumanizzazione del nemico ha uno scopo ben preciso: autoassolversi da qualsiasi implicazione etica e morale, poiché le efferatezze compiute non si riversano più su esseri umani, ma su bestie, o oggetti.

Un analogo processo si applica ai migranti, considerati “carichi umani”, “materiale umano” o “animali da trasportare”, e dunque detenuti come tali. Si applica alle donne, e al corpo delle donne in particolare, considerato alla stregua di oggetto di cui disporre, su cui imporre un volere o, all'occorrenza, di cui decretare la fine.

La questione palestinese ci riguarda, non solo perché la Palestina è geograficamente vicina a noi, non solo perché il nostro Paese è un partner d'eccellenza di Israele (il terzo, dopo USA e Germania) nella vendita di armamenti, ma perché a Gaza si esprime con ferocia ed evidenza una forma di suprematismo che si manifesta anche nella nostra società, benché nascosto dietro altre maschere. Ci riguarda perché la Storia ci insegna che nessuna società è immune da tale processo di disumanizzazione, che ha inizio quando non riconosciamo nell'altro, nel diverso, la comune appartenenza al genere umano, quando rimaniamo indifferenti davanti alla sofferenza altrui.

 

Vittorio Arrigoni (Besana Brianza 1975 - Gaza 2011)
Vittorio Arrigoni (Besana Brianza 1975 - Gaza 2011)

Scriveva Vittorio Arrigoni, attivista che, documentando proprio da Gaza le violenze subite dal popolo palestinese, era solito concludere i suoi pezzi con il monito “Restiamo umani:

 “Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere, credo che apparteniamo tutti indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini alla stessa famiglia che è la famiglia umana”.



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