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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

L’UNIONE EUROPEA PERDE UNA STELLA

di Letizia Sala

Lo scorso 11 gennaio è stata diffusa la notizia della morte di David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo dal 2019. Una “grave complicanza dovuta a una disfunzione del sistema immunitario” ha strappato dalle nostre vite una delle figure politiche più serie degli ultimi tempi.

Ma l’articolo non inizia da qui.

Enumerare semplicemente tutte le buone azioni che hanno fatto di Sassoli una vera e propria stella dell’Europarlamento avrebbe poco senso, o quantomeno gli renderebbe meno onore di quanto ne merita.

L’articolo di oggi inizia, piuttosto, dal vero nemico di David: l’odio. Un odio che non è stato capace di tacere nemmeno al sopraggiungere della notizia della scomparsa. Un odio che è passato di bocca in bocca, incattivendosi sempre di più, portando qualcuno addirittura ad esultare per la morte di David. Lui, che dall’elezione a Presidente nel 2019 aveva provato in tutti i modi a combattere la cattiveria che penetra nelle vite degli uomini e le rende vane, si trova ora immerso in un circolo di voci che gridano al “ben ti sta!” e che insinuano che la causa del decesso sia da trovare nel vaccino anti-Covid, in cui lui credeva fortemente.

Ma ciò che è stato detto su David dopo la sua scomparsa ci interessa solo nella misura in cui ci permette di capire la grandezza di ciò che è stato.

L’ira dei no-vax e degli antieuropeisti dimostra, infatti, che David non ha mai avuto paura di schierarsi. Non ha mai avuto paura di difendere le proprie idee e quelle di un’Unione Europea aperta alle disugaglianze, protettrice dei deboli e degli oppressi, madre di persone libere di amare.

David ha sempre avuto il coraggio di mettersi a servizio degli altri. Prima di diventare Presidente dell’Europarlamento, è stato a lungo giornalista. Quando divenne il volto del Tg1 eravamo ancora troppo piccoli per capire, ma la generazione dei nostri genitori lo ricorda come un ospite in più a tavola, sempre presente ai telegiornali delle 13 e delle 19, tanto da essere diventato “di casa” in moltissime famiglie italiane.

Ancora prima: quella notte del 9 novembre 1989 a prendere a picconate il muro di Berlino c’era anche lui. “La caduta del muro ha rappresentato la fine di un incubo per milioni di europei puniti e uccisi per la sete di giustizia ed emarginati per il desiderio di libertà. Ricordare quel periodo significa anche ribadire che mai più totalitarismi torneranno ad opprimere la vita dei nostri cittadini e ad umiliare i nostri Paesi”.

Ci ha lasciati un faro di onestà. Ci ha lasciati una persona che premeva per lasciare le porte del Parlamento europeo aperte di notte per chi una casa non ce l’ha. “Di notte serve aprire la sede del Parlamento Europeo ai senzatetto perché è doloroso vedere tante persone cercare riparo dal freddo intenso agli angoli dell’edificio che ci ospita a Bruxelles”. Ecco il genere di persona che ci ha lasciati. Abbiamo perso un amico degli oppressi, qualcuno che nei valori europei di “libertà, dignità e solidarietà” ci credeva davvero. Abbiamo perso qualcuno talmente vicino a noi e alle nostre esigenze che chiamarlo solo per cognome fa uno strano effetto.

Non dimenticheremo facilmente l’ultimo schiaffo che gli oppositori sono stati capaci di infliggere a David. Non si è stati in grado di rispettare l’ultima celebrazione di un uomo perbene. Proprio nel giorno dei funerali di Stato si è iniziato a parlare ufficialmente di Quirinale, candidando l’uomo che meno rispetta quanto David dovrebbe aver insegnato alla classe politica. Ci piace pensare, però, che se David Sassoli fosse stato ancora in vita, avrebbe dedicato meno di due secondi a questa notizia. Avrebbe subito riabbassato la testa e continuato a lavorare, sorridendo tra sè e sè per l’assurdità di quella candidatura, consapevole in cuor suo di essere giustamente dalla parte dell’amore per il popolo.

E allora, se David ci può insegnare ancora qualcosa, è che l’articolo di oggi non deve concludersi nell’odio con cui è iniziato. Gli oppositori sono liberi di parlare. Ne hanno il diritto, avrebbe ribadito David. Noi però preferiamo concentrarci sull’amore, sul calore della folla radunatasi all’esterno della chiesa di Santa Maria degli Angeli per dedicare un ultimo saluto a quel feretro avvolto nella bandiera dell’Unione Europea. David se ne va nel dolore di un funerale di Stato celebrato dall’ex compagno di liceo, il cardinale Zuppi.

L’agonia delle campane.

Le parole della moglie e la lettera dei figli. “Giudizio”, ripete Livia al papà per l’ultima volta, condividendo con i presenti una parola che dentro le mura di casa avrà sentito pronunciare un milione di volte.

Tre squilli di tromba che gli tributano gli onori militari.

La proposta di intitolare a David una strada della Firenze che l’ha visto crescere.

Le lacrime e la devozione di un popolo -italiano ed europeo- che sempre gli riconoscerà di essere stato una perla rara.

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