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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

L’EROICA SCELTA DI EBRU TIMTIK

di Greta Camesasca

Ebru Timtik in salute

Arrestata in Turchia insieme a diciotto colleghi nel 2017, condannata ingiustamente a 13 anni di reclusione con l’accusa di terrorismo solo per aver difeso altre persone a cui era stato imputato lo stesso crimine, l’avvocatessa per i diritti umani Ebru Timtik è scomparsa il 27 agosto 2020 al 238esimo giorno del suo sciopero della fame: pesava appena 30kg. Se n’è andata in una squallida stanza di ospedale nel quale era stata trasferita dal penitenziario poiché la sua situazione si era irreparabilmente aggravata. 238 eterni giorni di sofferenza fisica, messa però in secondo piano dall’attesa estenuante e dalla vana speranza che qualcosa cambiasse. E tutto questo perché? Non di certo per un inutile capriccio o per eccessiva testardaggine, ma al fine di ottenere un giusto processo al quale aveva diritto e per dare a Erdogan un’ultima disperata occasione di tener fede alla forma di governo con cui la Turchia viene riconosciuta. “Un’ultima occasione” perché già altri tre coraggiosi oppositori hanno perso la vita nel corso del 2020. Erdogan ha avuto dunque ben 238 giorni e tre vittime alle spalle per riscattarsi, ma ha lasciato che anche questa eroina si spegnesse sotto gli occhi di tutti senza intervenire, semplicemente perché il potere esclusivo è più importante della vita dei cittadini. Ha deciso di confermare con ulteriore vigore quella che già era una certezza lampante: la Repubblica in Turchia è solo apparente. Una ridicola copertura dietro a cui si nasconde uno spietato totalitarismo.

In prigione: sulla destra si vede quanto fosse dimagrita

A mio avviso, da premiare sono anche coloro che l’hanno accompagnata e supportata nella sua coraggiosa scelta. Non è facile incoraggiare un’amica, una parente o una persona cara a intraprendere un percorso simile, che inevitabilmente porta a un vicolo cieco. Non è facile rimanere impassibili di fronte al suo deperimento fisico, alla debolezza sempre più visibile e al dolore lacerante. Ancora più arduo è tenere per sé i propri ripensamenti, i propri timori e le proprie preoccupazioni per evitare di distogliere la diretta interessata dall’obiettivo finale, nonostante la consapevolezza del perenne rischio che incombe su di lei. Certo, tutte queste emozioni sono difficili da sopportare, ma solo se si guarda all’atto eroico di Ebru da un punto di vista egoistico. Tutti i suoi cari invece si sono resi conto del suo altruismo e ne sono stati travolti. Sono arrivati a condividere i suoi ideali e ad accettare che ella si sacrificasse pur di farli rispettare.Il minimo che il mondo possa fare in memoria di Ebru è concorrere per l’obiettivo che lei sognava di raggiungere, ovvero la giustizia, cosicché la sua morte non sia trascurata ma venga considerata come uno spunto d’ispirazione per un cambiamento radicale. È importante che la sua fatale perdita di peso non venga dimenticata, in particolare gli ultimi, eroici 21 grammi.

Il suo funerale


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