di Giulia Bosco
“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. Sono queste le parole di Paul Klee, pittore della seconda metà del Novecento che considerava l’arte non una rappresentazione della realtà, ma come un discorso su di essa, la ricerca del lato magico che la realtà sottende. Ed è proprio verso gli anni ’40 che l’arteterapia viene considerata una vera e propria modalità didattica che mirasse a curare le ferite dell’intelletto. Non è un caso dunque se, in quel periodo storico successivo allo studio della psicoanalisi di Freud, iniziarono a svilupparsi le prime avanguardie artistiche. Gli ideali del filosofo portarono artisti da molte parti del parti del mondo ad analizzare il proprio inconscio e a giungere alla conclusione che l’arte non debba categoricamente essere esteticamente piacevole, ma che è invece necessario che essa sia significativa e comunicativa; l’arte deve quindi muovere l’animo del creatore e dell’osservatore.L’arteterapia che si pratica oggi non sarebbe quindi stata possibile senza lo studio della psicoanalisi e senza la diffusione della libertà artistica nel secolo scorso. Ingrandendo il campo a tutte le forme dell’arte, l’arteterapia ha origine antichissime. Il teatro greco, ad esempio, costituiva un appoggio arteterapeutico di massa, poiché gli attori non professionisti erano liberi di esprimere le loro emozioni attraverso canti, cori e rituali. Un altro esempio sono i canti militari in periodo di guerra, utili per i soldati per sfogarsi e farsi coraggio prima di una battaglia, ma anche per far sì che si creasse una collettività nelle truppe.
Oggi l’arteterapia viene praticata principalmente negli istituti psichiatrici, ma anche nei CDD (Centro Diurno Disabili), o come corsi indipendenti accessibili a tutti.
È importante che negli istituti vengano coinvolti tutti i pazienti, per questo motivoanche coloro con difficoltà comunicative riescono ad esternare il proprio mondo interiore attraverso l’arte. I lavori artistici, per le persone che frequentano questi centri o istituti, costituiscono un ponte tra loro e la realtà esterna, per questo sono fondamentali.
Nei gruppi indipendenti l’arteterapia viene usata principalmente per comprendere e rielaborare il proprio dolore, in modo da condividerlo con altre persone e creare un momento di riflessione.
Utilizzare l’arte nella formazione significa potenziare le nostre capacità cognitive. Il cervello umano è suddiviso in emisfero destro e sinistro, in quest’ultimo sono comprese capacità razionali come il calcolo, il linguaggio e il ragionamento; mentre l’emisfero destro è quello della percezione, della fantasia e dell’immaginazione. L’obiettivo dell’arteterapia risiede proprio nel collegare questi due emisferi, in contrapposizione alla società idealista che tenta di tenerli separati il più possibile.Poiché il nostro cervello formula un pensiero tramite la produzione di immagini, è importante che l’arteterapia sia anche un percorso individuale. Per esprimere il nostro stato d’animo e lavorare su di esso per capire, se necessario, dove risieda il problema. Per lavorare su noi stessi in questa maniera è giusto ricordare che non servono affatto delle capacità tecniche particolari. Essendo la traduzione dei nostri pensieri, l’arte basta che sia semplicemente personale; assumendo qualunque forma a noi gradita, che siano solo forme, solo colori, solo linee. Questo perché, come detto prima, l’obiettivo dell’arteterapia non è il prodotto artistico, ma il percorso effettuato per raggiungerlo.
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