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KOREAN WAVE: come K-POP e K-DRAMA conquistano l’occidente

Aggiornamento: 1 giu 2023

di Laura Cetani


Oggi sentiamo parlare spesso di Korean wave, che significa onda coreana, e non è altro che la crescita della popolarità della cultura sudcoreana a livello globale.

I due fondamentali elementi di questo fenomeno sono i cosiddetti k-drama e il k-pop. Quando si parla di k-drama, si intendono le serie televisive prodotte dalla Corea del Sud, che solitamente sono composte da una sola stagione di circa 16/20 episodi da un’ora l’uno.

Nell’ultimo periodo il mondo dei drama coreani ha iniziato ad avere grande successo e ad interessare moltissimi spettatori anche nel nostro Paese. Questo soprattutto grazie al successo mondiale riscontrato dalla serie TV Squid Game.

Però non bisogna limitare la conoscenza dei k-drama a questa singola serie televisiva, esso infatti comprende molte sfaccettature ed è molto vario.

La popolarità di questo genere è stata favorita dall’avvento di una piattaforma come Netflix, tramite la quale gli spettatori hanno avuto la possibilità di spaziare su prodotti di tutto il mondo, oltre ai titoli italiani e americani. Ovviamente la presenza dei sottotitoli ha avuto un ruolo fondamentale, infatti la caratteristica dei drama coreani è che la maggior parte non ha un doppiaggio italiano, di conseguenza lo spettatore è portato a guardare la serie in lingua originale. Anche la comparsa di piattaforme gratuite (ad esempio si può citare VIKI) che offrono una varietà infinita di film e serie coreane, cinesi e thailandesi, ha concesso una maggiore scelta anche a chi “non si accontenta” ed è sempre alla ricerca di qualcosa di emozionante.

Insomma, la scelta è molto più ampia e i programmi sono facilmente reperibili online.

I k-drama spaziano da una trama poliziesca a una romantica, da una fantasy ad una storica, da una d’azione a una comedy. Questa varietà di scelta permette a queste serie televisive di attirare un pubblico altrettanto vario e quindi ad avere successo non solo tra i giovani, ma anche tra gli adulti.

A livello narrativo e di costruzione trasmettono sempre qualcosa di nuovo e diverso. Gli sceneggiatori coreani, a differenza di quelli americani, raramente si rifanno a soggetti già sviluppati. I personaggi sono descritti sempre nel minimo dettaglio, in particolare nell’aspetto emotivo e sentimentale, in quanto è proprio questo il punto focale dei drama. Inoltre non si può tralasciare anche la colonna sonora che accompagna i momenti salienti della trama e che si adatta perfettamente ad ogni scena. Molto spesso le canzoni vengono cantate direttamente dai protagonisti e diventano parte del proprio repertorio artistico.

A questo si aggiunge la bravura degli interpreti che però non sono apprezzati solo per la propria recitazione, ma anche per l’aspetto. Questa caratteristica è anche quella che ha contribuito al successo mondiale di molte band k-pop.

La storia del k-pop risale agli anni venti quando viene rilasciato il primo album musicale composto da canzoni giapponesi riproposte in coreano. Nello stesso anno viene anche scritta la prima canzone pop da un compositore coreano che ha posto le basi della nuova corrente musicale, conosciuta come trot, condizionata dalle armonie giapponesi, occidentali e coreane che si uniscono in un ritmo a due tempi. Con la Guerra di Corea il modo di comporre le melodie viene influenzato dalla musica occidentale. Pian piano si inizia ad affermare questo nuovo genere di musica che viene tramandato a tutti gli artisti.

Solitamente nel mondo del k-pop sono le agenzie che fanno delle audizioni a ragazzi e ragazze molto giovani che dovrebbero già saper cantare o rappare e possibilmente anche saper ballare. A volte però, vengono scelti per la bella presenza, per poi essere testati anche nel canto e nel rap. Dopo le audizioni le agenzie scelgono i componenti del gruppo che devono affrontare un periodo indefinito di training durante il quale vengono sottoposti a sforzi estremi e regole molto rigide prima di debuttare. Gli amanti del k-pop conoscono bene il duro lavoro degli idols coreani, per questo il loro supporto è sincero e incondizionato.

In tutti i gruppi ogni membro ha un ruolo ben preciso: c’è il leader, il maknae (il membro più giovane), lo hyung (il membro più grande), il main vocalist, il main dancer, il main rapper, il visual (il membro più attraente), il lead vocalist/dancer/rapper e il center.

Fino a pochi anni fa, il mondo del k-pop era quasi sconosciuto in Europa, ma alcune delle band della così detta terza generazione, sono riuscite ad affascinare persone da tutte le parti del mondo ed insieme a questo è svanito anche il problema della lingua diversa, che ormai grazie alle traduzioni e ai sottotitoli risulta totalmente superato.

La prima rivelazione del k-pop per il mondo è stata l’hit estiva Gangnam Style del cantante Psy, ma sicuramente la popolarità acquisita da questo genere negli ultimi anni si deve ai BTS (Bangtan Sonyeondan). Il gruppo è riuscito a scalare vette mai raggiunte da artisti del k-pop, impresa che fino ad ora era toccata solo ai Beatles.

Le motivazioni che hanno portato questo genere a prendere sempre più piede anche nel nostro Paese, sebbene in numero molto più ristretto, sono prettamente due. Prima di tutto bisogna dare merito all’aspetto fisico degli artisti, alle coreografie di stampo occidentale, ai costumi ricercati e ai video musicali complessi e curati alla perfezione che attirano l’occhio dello spettatore. In secondo luogo però, non bisogna tralasciare i messaggi trasmessi dai testi delle canzoni, nei quali vengono trattate tematiche vicine ad adolescenti e adulti, e nelle quali ci si può facilmente rispecchiare. Diffondono messaggi di amore e autostima, spingono i giovani ad essere sicuri di se stessi e a parlare dei problemi globali. Trattano le tematiche più disparate: dall’amore alla paura, dal successo alle ansie. Tutto questo riuscendo ad incastrare la propria cultura con quella occidentale e mantenendo la propria identità e le proprie radici.

Per i gruppi coreani è fondamentale che il pubblico li veda non come ideali irraggiungibili, ma come amici con cui poter parlare e condividere le proprie emozioni tanto che sono sempre più in crescita piattaforme come Weverse che permettono ai fan di entrare in contatto prima di tutto tra di loro, ma soprattutto con i propri idols, attraverso messaggi e commenti.

Il mondo musicale e televisivo coreano rappresenta uno stile di vita un po’ diverso dagli altri. Grazie anche ai social, esso porta un fan internazionale a conoscere una nuova faccia della cultura quasi del tutto diversa da quella a cui era abituato. È un fenomeno sempre più diffuso, tanto che molte star internazionali ricercano una collaborazione con i gruppi coreani più conosciuti, ne sono un esempio Sia, i Coldplay e anche Ed Sheeran.


L’Italia da un paio di anni è intenta ad attirare l’attenzione dei maggiori gruppi sudcoreani. I telegiornali nazionali più volte hanno dedicato loro dei servizi e le radio più importanti trasmettono la loro musica. La speranza di tutti i fan appassionati è che anche il nostro Paese prima o poi possa essere sede di uno dei loro concerti.

Durante questo difficile periodo di pandemia, la cultura artistica coreana ha probabilmente riscontrato maggiore successo, infatti i giovani costretti a restare in casa hanno sentito la necessità di trovare parole di conforto e serie televisive diverse da quelle a cui sono sempre stati abituati.


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