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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Il ritorno del rap “old school”

Aggiornamento: 15 ott

di Riccardo Porta

 

Con ottobre ormai iniziato, il 2024 è quasi in dirittura d'arrivo, e dunque è il momento di iniziare a tirare bilanci, anche dal punto di vista musicale.

Se vogliamo descrivere la situazione italiana della musica di quest'anno, tra storiche formazioni che si riuniscono e ci regalano nuovi gioielli, vecchie glorie riprese in nuove hit e giovani promesse che si ispirano al passato, è chiaro che il 2024 sia l'anno del ritorno del rap anni Duemila.  

Ma quali sono i motivi di questo ritorno? E quali i richiami più eclatanti al rap di inizio millennio? Scopriamolo assieme.

Dal punto di vista musicale, l'evento più importante di gennaio è stato sicuramente l'uscita dell'album Club Dogo, dal nome della formazione omonima. Il gruppo, formato dai rapper Guè e Jake La Furia e dal loro produttore Don Joe, si è riunito a distanza di dieci anni dall'ultimo lavoro, dopo essersi diviso per lasciare spazio alle carriere da solista dei tre. Dai primi anni del Duemila al 2014, la formazione era stata fondamentale per portare in Italia il rap. Se oggi esso è un genere così diffuso è in gran parte grazie a loro e allo stile iconico che li rappresenta, ed anche per questo motivo attorno al nuovo lavoro gravitava un grande fermento.

Anche se siamo distanti dai picchi del gruppo (i migliori album rimangono a mio parere “Mi Fist” del 2003 e “Vile Denaro” del 2007), l'album è stato un vero tripudio del rap di strada, quello più autentico e più simile al genere americano. Ovviamente, il tutto era molto incentrato sull'autocelebrazione, con parecchie strizzate d'occhio al passato e riferimenti che hanno commosso i veri fan.

A maggio la stessa mossa è stata ripetuta da un'altra formazione, stavolta ancora più vecchia: parlo degli Articolo 31 di J-Ax e Dj Jad, riunitisi dopo un diverbio durato parecchi anni. Anche loro  hanno pubblicato un nuovo album, anche se il pubblico è stato un po' più tiepido nei loro confronti (forse per la decisione della coppia di provare a sperimentare di più, chiamando anche molte nuove leve). Ad agosto anche i Cosang, l'altro storico duo di rapper dei primi anni 2000, si sono riappacificati per il nuovo album, “Dinastia”, e due concerti evento in cui hanno fatto tornare Napoli "int'o rione", come rappavano in uno dei loro brani più famosi.

Oltre a loro, una serie di giovanissimi artisti ci hanno fatto ben sperare: in particolare, vorrei segnalare Ele A, giovane promessa svizzera classe 2002, che richiama fortemente lo stile di inizio millennio, con basi più semplici, testi più aggressivi e sporchi e rime più ricercate.

Altri emergenti che richiamano il rap più puro e crudo sono Diss Gacha, che porta in Italia un'idea di rap molto più americano, e Kid Yugi, che nel suo ultimo album ha dimostrato come sia ancora possibile fare rap serio, con testi di spessore, senza cadere nel commerciale o nel pop.

Ma perché siamo tornati alle origini del genere? Il motivo, secondo me, è che il pubblico aveva bisogno di tornare a godersi il rap originale, lasciando un po' da parte la trap, ma soprattutto il pop, che negli ultimi anni si erano mescolati al genere.

Nel lontano 2017, Fabri Fibra in un'intervista ci aveva avvertiti: "In futuro le basi saranno sempre più simili e le canzoni inizieranno ad assomigliarsi tutte, sembreranno tutte uguali".

Effettivamente, alcuni album usciti recentemente hanno dato ragione allo storico rapper, e forse proprio per questa tendenza del rap di oggi a essere più radio friendly, qualcuno ha voluto fare un passo indietro, tornando alle origini per farci prendere una boccata d'aria. Non aria fresca, essendo comunque sonorità classiche e quindi ben conosciute dai fan del genere, ma comunque diverse dalla massa di canzoni con poco rap e tanti ritornelli.

Iconica la barra con cui Guè apre il disco del Club Dogo, nella traccia "C'era una volta in Italia": "torno a grande richiesta perché il rap oggi fa schifo".

La forte reazione del pubblico nei confronti di questi ritorni significa che forse questi artisti ci hanno visto giusto: il boom bap dei 2000 ci mancava e la musica di oggi ci ha stancati.

Operazione nostalgia? Si, forse i Dogo, gli Articolo e i Cosang hanno voluto fare anche questo. Basta pensare che per tutte le reunion presentate sopra, sono stati rimessi in commercio tutti i vecchi album in nuove edizioni, sono stati prodotti nuovi gadget e libri, sono state fatte interviste e concerti. Insomma, riunirsi è stato un bell'affare per tutti con relativa operazione di marketing.

Ma finché a fare i soldi è un prodotto di qualità e non uno di plastica (oggigiorno si dice così dei dischi prodotti "in serie" e senz'anima, fatta solo per vendere al pubblico più ampio possibile), non possiamo che essere felici.

Ma in futuro cosa ci attende? Dobbiamo aspettarci che le operazioni nostalgia da qui in avanti domineranno il panorama musicale? Penso (e spero) di no. Prima di tutto perché i fan capiscono quando una reunion è fatta puramente per lucrarci sopra e quando invece ci si mette il cuore. Finora, nonostante tutto, sembrerebbe che il cuore abbia avuto la meglio, e forse proprio per questo le reunion hanno avuto successo: si percepivano amore e passione per il genere.

In secondo luogo, perché ad andare avanti prepotentemente con questo genere, gli ascoltatori finiranno per stancarsi, un po' come già avvenne verso la metà del decennio scorso (quando a giovare di questa stanchezza del rap vecchia scuola fu la nuova scena trap) o come sta succedendo in questo periodo per quel misto di pop rap ancora primo in classifica ma tanto criticato.

Sicuramente, questo 2024 ha portato tanta buona musica e ci ha dimostrato che il rap di qualità esiste ancora. Partendo da questi presupposti, i prossimi mesi saranno sicuramente interessanti, soprattutto dal lato emergenti e nuove leve, che potrebbero riservarci sorprese e portare nella scena qualcosa di totalmente nuovo, magari unendo il passato e il presente.

Siamo pronti ad ascoltarvi!

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