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  • Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

IL CASO DJOKOVIC: come essere famosi e perdere la dignità

di Edoardo Gatti

Negli ultimi giorni non si è fatto altro che parlare di Novak Djokovic, al centro di una intricata e controversa vicenda dai mille risvolti che ha scosso il mondo intero. Il tennista serbo avrebbe dovuto partecipare al primo grande torneo della nuova stagione tennistica, l’Australian Open: ma per prendervi parte, viste le rigide decisioni prese dal governo australiano per contrastare l’epidemia di corona virus, gli atleti devono necessariamente essere vaccinati contro il covid, oppure possedere un certificato medico che possa garantire loro un’esenzione dal vaccino. E da qui, inizia il caso Djokovic.


Il numero uno al mondo si è fin da subito dimostrato poco incline al rispetto delle restrizioni anti-covid (basti pensare a quando, nel 2020, si presentò ad un evento da lui fatto organizzare senza mascherine e distanziamento mentre tutti erano in lockdown), nonché convinto no-vax. Nonostante ciò, il 4 gennaio, Nole annuncia sul suo profilo Instagram di essere arrivato in Australia dopo aver ricevuto un permesso di esenzione per muoversi nel Paese. Ma, dopo esser stato trattenuto per otto ore al momento dello sbarco, a Djokovic viene negato l’ingresso in Australia, vedendosi cancellare il visto di viaggio e venendo successivamente spedito in un albergo per rifugiati e richiedenti asilo perché ‘’non ha rispettato i requisiti di ingresso’’, secondo L’Australian Border Force. In seguito, verrà scoperta la motivazione per cui gli è stata concessa la famosa esenzione medica, ovvero la

sua positività a un test anti covid in data 16 dicembre. Ma il 17 dicembre Djokovic viene immortalato felice e sorridente ad un evento in Serbia con dei giovani tennisti, senza mascherina e senza distanziamento, e il 18 dicembre non rinuncia ad una intervista e a un servizio fotografico, il tutto quando doveva essere in quarantena e in isolamento. Solo Il 22 dicembre il tennista sarebbe risultato negativo ad un tampone di controllo. Basterebbe questo per espellerlo immediatamente dal Paese. Ma l’11 gennaio arriva un’altra svolta: dopo una prima revoca del visto, Djokovic verrà indagato per false dichiarazioni, in quanto una dichiarazione contenuta sul suo modulo di viaggio dimostri come il tennista non abbia viaggiato nei 14 giorni precedenti al volo che lo ha portato in Australia. In realtà, il tennista è stato a Marbella, in Spagna, e in seguito ammetterà l’errore definendolo ‘’umano’’. Due giorni fa, il tennista, libero momentaneamente di allenarsi, verrà sorteggiato regolarmente nel tabellone degli AO come testa di serie numero uno. Fino al 14 gennaio, quando il ministro dell’immigrazione Alex Hawke ha annullato nuovamente il visto di Djokovic, che impugnerà nuovamente la causa in tribunale, perdendo definitivamente e venendo espulso dal Paese. Adesso il tennista rischia di essere bandito dall’Australia per i prossimi tre anni.

E direi che giustizia è stata fatta. In carriera ha vinto tutto, ma ha perso la dignità, mettendo a rischio la salute pubblica, dichiarando il falso alle autorità australiane e continuando la propria battaglia inutile mettendo in piedi un teatrino che fa male allo sport di cui dovrebbe essere esempio, e all’umanità intera. Per questo, non c’è slam che tenga: la notorietà del nome non può permettere di fare quello che si vuole, la legge è uguale per tutti e finalmente è stato dimostrato.

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