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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

I VIRTUAL INFLUENCER: quando realtà e finzione si sovrappongono

di Letizia Sala


Confronto tra Miquela e Kendall
Miquela

Si è talmente ingigantito, che quello dei Virtual Influencer è un fenomeno ormai impossibile da non notare. Si tratta di personaggi realizzati in computer grafica che idealmente dovrebbero sostituire le Chiara Ferragni di turno. Il perchè? Me lo chiedo anche io. Cerchiamo di capire.

Dietro a queste intelligenze artificiali c’è un mondo vastissimo, che fino a qualche tempo fa ignoravo completamente. Ma poi ho letto notizie e visto immagini che, sarò sincera, le ho trovate preoccupanti. La Virtual Influencer che tutti i siti citano è Miquela (@lilmiquela su Instagram), una ragazza - anche se definirla così è un controsenso - che conta 1,6 milioni di follower. Il suo dovere? Nè più nè meno quello di una Kardashian qualunque. Collabora con i brand, scrive caption superficiali, addirittura canta. Ma perchè, allora, quello degli influencer artificiali è un mercato così tanto in espansione?

Concettualmente, questi personaggi elaborati con l’intelligenza artificiale funzionano: non sono attori, anzi, si propongono come persone “vere” (io di virgolette ne metterei mille, se la punteggiatura me lo concedesse). Miquela ha sentimenti, dubbi e incertezze, come chiunque, ma sono indotte, false, costruite ad hoc. Si è già capito da tempo che il mercato degli influencer funziona, e quindi i creatori di questi personaggi stanno cavalcando l’onda. Addirittura, gli influencer prodotti in computer grafica contano un engagement che supera di tre volte quello delle “povere” - si fa per dire - Kim, Kendall e Kylie. Il tutto è, però, un po’ surreale. É vero che con Miquela e le sue colleghe le agenzie vanno sul sicuro, perché si possono escludere a priori tutti quegli errori umani che potrebbero ledere al personaggio: si pensi a Iconize e a tutti i follower giustamente persi da quando si è scoperto che ha falsificato un attacco omofobo. Dall’altro lato, però, con i Virtual Influencer si va a minare quello che è il concetto che sta alla base di Chiara Ferragni e Co, ossia persone un tempo comuni che, grazie alle proprie forze, sensibilità e intelligenza, sono entrate sotto ai riflettori.

Kim Kard

Insomma, ce l’avevamo appena fatta: la coscienza comune si era da poco arresa al fatto che quello dell’influencer è un “lavoro vero”, e ora già ci sono i robot pronti a rimpiazzare?! Dai, è vero che noi Gen Z (che costituiamo in gran parte il seguito di questi nuovi influencer) siamo molto legati al digitale, ma ne risultiamo davvero così ossessionati? Forse con un po’ di satira si potrebbe affermare che Kim Kardashian non è meno photohoppata di Miquela. Ma è il concetto in sè che mi turba: coloro che nascono dalla computer grafica sono ancora più finti, fake e falsi di alcuni influencer “terrestri” poco spontanei e ben costruiti.

Elemento apprezzabile è che anche personaggi come Miquela convogliano messaggi pro-BlackLivesMatter, invitano gli Americani a votare in tempo di elezioni e aiutano a sensibilizzare l’opinione comune su temi delicati. Però esistono anche Virtual Influencer come l’animazione del colonnello di KFC, che sponsorizza prodotti di cucina come fosse Gordon Ramsey. E funziona!

Per concludere, vedere che la tecnologia è arrivata a tanto mette un po’ d’ansia. Non possiamo che chiederci, dunque, quale sarà il prossimo passo. Nel frattempo, sarà interessante vedere come il fenomeno degli influencer virtuali si sviluppa, anche se, sinceramente, studiare il personaggio di Miquela non è stato facile: non pensavo che il confine tra realtà e finzione fosse così labile.

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