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  • Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

GILBERTO PIROVANO: "Invece di maledire il buio è meglio accendere una candela" (Lao tze)


1981 - Anno di inizio servizio a Villa Greppi


2019 - Anno di fine carriera



Ha insegnato SCIENZE NATURALI, CHIMICA E GEOGRAFIA negli indirizzi:


linguistico


scienze umane

Dopo tanti anni di servizio in questa scuola, quale eredità credi di lasciare? Come sarebbe stata questa scuola senza di te?

Ho lavorato con tante colleghe (e qualche collega maschio) che poi si sono trasferiti in altre scuole e che hanno portato con sé l’esperienza vissuta al Greppi e i materiali didattici che ho passato a loro o che abbiamo elaborato insieme. Spesso mi è capitato di fare loro da tutor, dato che dall’inizio degli anni ‘90 ero il prof con la maggiore anzianità. Con le colleghe che si sono fermate al Greppi e con le quali ho lavorato per molti anni si è formato un bel gruppo di materia. Abbiamo lavorato insieme programmando ogni fase del nostro lavoro, producendo molto materiale didattico e sopravvivendo a un paio di riforme governative che hanno cambiato in modo radicale (e non certo in meglio) il nostro ruolo e i nostri rapporti con gli studenti.

Non riesco a immaginare il Greppi senza di me, anche perché io non riesco a immaginarmi senza il Greppi. 38 anni insieme sono tanti e ho visto e vissuto situazioni che mi hanno cambiato e accompagnato per buona parte della mia vita.


Quali sono i ricordi più belli che porterai sempre nel cuore, pensando agli anni passati a Villa Greppi?

I ricordi più belli riguardano i primi anni ’80 quando ero un insegnante alle prime armi e ho incontrato un gruppo di colleghi di materia che mi hanno insegnato a insegnare. Venivano da Milano a villa Greppi perché era una scuola sperimentale, con una struttura che veniva discussa e decisa insieme prima di essere approvata dal ministero. Anche i programmi venivano preparati su misura per i vari indirizzi, le classi erano di indirizzi misti e l’orientamento scolastico era curato in modo particolare. Posso dire senza ombra di dubbio che in quegli anni ho fatto esperienze che mi hanno cambiato e che mi sono servite per tutto il resto della carriera.

Durante la tua carriera la scuola è cambiata molto; cosa pensi sia cambiato in meglio e cosa in peggio?

Già negli anni ’90 il Greppi, per decisioni ministeriali, aveva perso gran parte della sua dimensione sperimentale, ma l’esperienza accumulata negli anni precedenti ha fatto in modo che la nostra scuola risultasse sempre dinamica e diversa rispetto ad altre scuole più “normali”. Devo confessare che dal 2010 ho sofferto la cosiddetta riforma Gelmini. Secondo me aveva come scopo solo risparmiare risorse peggiorando il nostro lavoro e la didattica. Non l’ho mai digerita e negli ultimi anni sono passato a un part-time per cercare di evitare un possibile burnout. Mi sentivo come un calciatore nei supplementari, con i crampi e la responsabilità di mantenere un risultato positivo. La mia speranza è che il Greppi rimanga sempre un punto di riferimento per il territorio e continui a “sfornare” ragazzi preparati e attrezzati per affrontare le sfide future.


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