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  • Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Francesco Meraviglia: un “grande” di Villa Greppi

Aggiornamento: 20 apr 2023


Purtroppo oggi, 8 febbraio 2023, abbiamo ricevuto la notizia che un nostro "vecchio", caro collega ci ha lasciati. Molti non lo ricordano, perché era oramai in pensione da molti anni, ma chi ha maturato tanti anni di servizio a Villa Greppi non lo può dimenticare. Un signore piuttosto basso, rotondo, con la barba bianca (per come lo ricordo io, arrivata al Greppi nei primi anni '90), dalla forte personalità, che a un giovane insegnante poteva anche incutere un po' di soggezione. Era un professore stimato, una persona arguta con un forte senso ironico, e durante i consigli di classe non mancavano mai due risate proprio grazie ai suoi commenti. Quando ha lasciato la scuola per la pensione abbiamo sentito la sua mancanza. Non l'ho più rivisto, così il mio ricordo si è cristallizzato al suo ultimo anno da insegnante.

Sicuramente Villa Greppi gli deve molto, tanti studenti hanno imparato e apprezzato la lingua francese grazie a lui e lo ricorderanno con affetto, come noi.

Da questa aula scolastica a Villa Greppi, mentre entra la luce di un sole invernale e gli studenti svolgono la verifica di riparazione del trimestre, il mio malinconico ricordo va a Francesco e queste poche righe vogliono onorare la sua memoria.

Claudia Molteni


Per i Villagreppini doc della nostra scuola, quelli che hanno visto il suo nascere, era un “guru”, la mente della “nuova scuola”, ovviamente insieme all’inseparabile Gillini. Nella vecchia Villa, si riunivano per ore a discutere e progettare la scuola del domani, quella che doveva essere umanistico-tecnica, con una grande apertura all’Europa, tant’è che in ogni indirizzo si insegnavano due lingue! Parlo dei lontani Anni Settanta

Quando per la prima volta entrai nell’antica Villa Greppi, dalle scale sbrecciate e dai pavimenti scricchiolanti, ma con una sala insegnanti con tanto di soffitti affrescati, fu la prima persona che incontrai in corridoio e mi fece un effetto strano, come l’ambiente assolutamente insolito, ma affascinante dove mi trovavo. La mia prima associazione fu: Così deve essere Babbo Natale! Sì perché all’aspetto Francesco Meraviglia era un uomo piccoletto e grassottello, con lo sguardo bonario, ma sempre con un leggero sorrisetto ironico, non sulle labbra, ma se si può dire, negli occhi. Battuta sempre pronta, spiazzante. Tuttavia, a parte la simpatia, non gli si renderebbe il dovuto merito se non si dicesse innanzitutto che Francesco Meraviglia era un eccezionale conoscitore della lingua francese, e un professore unico, insuperabile, insomma quel collega che un po’ si invidia e molto si ammira perché era amatissimo, ma anche rispettato e stimato da tutti i suoi allievi.

Francesco, ora non ci sei più, ma come si dice saggiamente in italiano antico “E’ bello doppo il morire vivere anchora”. E voglio contribuire con queste mie parole affettuose a tener vivo di te nella ”tua” scuola il tuo ricordo e tutto quello che hai fatto per Villa Greppi.

Che il nostro grazie ti giunga forte e chiaro, dovunque tu sia ora, sicuramente in un mondo migliore, dove si parlano perfettamente tutte le lingue del mondo.

Gabriella Montali


Francesco fu il primo a farmi capire che il “Greppi” era una sorta di scatola magica. Non una scuola come comunemente si intende, ma una geografia da esplorare, una storia da inventare. Aveva contribuito a farla nascere, questa scuola, trasformandola in qualcosa che sconfinava nella serietà di un gioco, in una sorpresa sempre in corso.

Credo che fossero così anche le sue lezioni. Me ne parlavano le sue studentesse che per prime avevano capito che la lingua francese era per lui molto più di un modo d’essere.

La sua ironia era leggera, ariosa. Affiorava spesso nel suo modo di parlarti, ti accompagnava come una forma di tenerezza.

Siamo stati nello stesso consiglio di classe per qualche anno. Ogni tanto conversavamo. Quando si soffermava sul “Greppi” i suoi occhi si illuminavano, credeva ancora possibile il mare e il sogno.

Lorenzo Zumbo


Ricordo la sua profonda conoscenza della lingua e letteratura del mio paese.

Ricordo… la sua elegante cortesia nel rivolgersi a me sempre con ”vous……madame”, il che

suscitava qualche sorriso tra i colleghi.

Ricordo…. il nostro lavoro in compresenza in classe, lui, discretamente seduto in fondo per permettere agli studenti di esprimersi senza timore e la grande sintonia che avevamo nel trattare gli argomenti.

Ricordo, con gratitudine, un “grande” collega “pilier” di Villa Greppi.

La sua lettrice madrelingua Marilou


Anche noi ci associamo al ricordo di Marilou.

Caro Francesco, sei stato un collega colto, sempre cordiale, dalla battuta pronta.

È stato piacevole lavorare con te per tanti lunghi anni a Villa Greppi.

Ti ringraziamo per tutto quello che hai fatto per la nostra scuola.

Angela Molteni e France Frau


Ho saputo che ci ha lasciato pochi giorni fa. Speravo fosse un errore. Ricordo Francesco con affetto, stima e rispetto. È stata la prima persona che ho incontrato al Greppi. Mi era sembrato burbero ma in realtà era sempre disponibile e spesso scherzoso. Mi ha aiutato molto, anche a livello personale. Per me è sempre stato un vero punto di riferimento.

Tiziana Ferone


All'inizio mi avvicinavo a Francesco con un certo timore, penso come molti di noi. È stato poche volte un mio collega di classe, ma nel passaggio tra una lezione e l'altra lo vedevo girare per i corridoi della scuola bofonchiando, con la sua andatura un po' dondolante e morbida, e una borsa piena di libri tra le mani. Bianca la barba, bianchi i capelli, mi metteva una sorta di soggezione.

Tra un "Ciao Francesco" e un "Ciao Galliani'" mi sono abituata a conoscerlo e dietro questa scorza apparentemente severa mi sono accorta che c'era un uomo spiritoso, simpatico, sempre con la battuta pronta, dal pensiero mai banale.

Ciao Francesco!

Beatrice Galliani


Ho lavorato molti anni con il professor Meraviglia nelle stesse classi del liceo linguistico.

È sempre stato un esempio, un punto di riferimento per la sua professionalità, equilibrio ed autorevolezza. Di ogni studente annotava minuziosamente ogni miglioramento usando i suoi immancabili pennarelli neri e rossi. Di ognuno di loro forniva un quadro preciso e dettagliato.

Nei consigli di classe riusciva a mettere fine a qualsiasi discussione con pacatezza. Non ricordo di averlo mai visto perdere la pazienza o alzare la voce. Non amava fronzoli e pettegolezzi e con il suo fare spiccio, ironico ma bonario riconduceva tutto al concreto dopo aver scandagliato ogni cosa in profondità.

È stato una figura fondamentale e il suo contributo alla stesura del" libro bianco "di Villa Greppi( la storia del nostro Istituto) è stato, così come il suo operato all'interno della scuola, basilare e imprescindibile.

Lo ricorderò sempre con grande stima e affetto.

Laura Galbiati


Francesco Meraviglia è stato il docente che mi ha ‘introdotto’ all’Istituto Greppi nell’autunno del 1986. Nel colloquio di presentazione dell’Istituto ai nuovi professori ebbe l’incarico di illustrarmi le caratteristiche della scuola, allora ancora ‘sperimentale’. I suoi consigli mi furono preziosi per tutta la mia successiva carriera, nonostante conservassimo alcune divergenze su una varietà di temi. Fummo colleghi per diversi anni nel corso linguistico, dove egli rivestiva un ruolo di prima importanza, data la cattedra che ricopriva, cioè Lingua e letteratura francese. È stato sempre, e meritatamente, un punto di riferimento per i più giovani docenti e di gestione equilibrata dell’Istituto, quando ha ricoperto incarichi di dirigenza. L’Istituto Greppi deve a lui molto del prestigio acquisito negli anni, ancor vivo dopo anni dal suo ritiro dall’insegnamento.

Lorenzo Scaccabarozzi


Caro Francesco, quando sono venuta ad insegnare a Villa Greppi, lo sapevo già che eri un finto burbero, perché ti avevo già conosciuto da studentessa. I primi incroci in corridoio non sono stati nell’edificio attuale, ma nei meandri della Villa, tra gli specchi antichi, le mensole di marmo dei caminetti e i muri un po’ scrostati. Un’atmosfera suggestiva dove tu e Alberto, i miei vice-presidi, “complottavate” con le altre colonne della sperimentazione di allora, per rendere la scuola un posto più accogliente, più stimolante, più adatto al protagonismo di noi studenti. Potrò mai ringraziarti abbastanza per questo? Quando sono tornata da insegnante, mi hai fatto da guida, discretamente, nell’anno di formazione. In seguito, le occasioni di lavorare gomito a gomito non sono state molte, gli incontri sono divenuti più sfuggenti, ma rimaneva la certezza che, ogni 20 gennaio, mi avresti fermata nei corridoi, senza mai dimenticarti, per augurarmi buon onomastico. E la mia giornata diventava subito più allegra.

Fabiana Vendola






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