di Angelica Aliprandi

La situazione medio-orientale pare generare conflittualità non solo tra Stati: di fatto nel nostro Paese possiamo individuare una vastissima varietà di prese di posizione.
Curiosa è l’opinione della comunità ebraica irtaliana, lacerata in due dai tragici eventi dell’ultimo anno: da una parte un solido gruppo di intellettuali ebrei non esita nel denunciare la disumanità di Netanyahu contro il popolo palestinese, dall’altro il Presidente della Comunità ebraica romana avverte sulla crescente ondata antisemita, definendo la guerra di Israele “legittima e contro il Male Assoluto di Hamas”
. Facciamo un passo indietro. Recentemente fu rilasciato un appello di pace da Lea-Laboratorio Ebraico Antirazzista e da Mai indifferenti-Voci ebraiche attraverso un breve testo che invitava a schierarsi contro la “pulizia etnica” a Gaza. Tuttavia, attivismi come questo non dovrebbero esserci nuovi: in Israele, diversi rabbini, tra cui il pacifista Jeremy Milgrom, per quanto chiaramente feriti dal 7 ottobre, denunciarono apertamente le violazioni dei diritti umani in Cisgiordania, fornendo anche assistenza ed aiuti umanitari ai contadini palestinesi colpiti dalla ferocia di Netanyahu. Inoltre, diversi esponenti della comunità ebraica israeliana si sono opposti al sionismo, definendo lo Stato di Israele il luogo meno sicuro per gli stessi ebrei, con tanto di manifestazioni per dire no al genocidio.
Eppure la questione rimane decisamente delicata e controversa, in quanto molti altri ebrei sembrano rimanere del tutto inflessibili: un caso esemplare è proprio Victor Fadlun che ha reagito all’appello di pace con estremo sdegno, ricordandoci delle vittime e degli orrori di Hamas. Allo stesso modo, l’ex Presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, chiede di prendere le distanze da ciò che “non fa che alimentare odio anti-ebraico”.
Ma è davvero così paradossale che anche un ebreo condanni i crimini di Israele? In che modo questo minaccerebbe la sua identità religiosa?
Rimane aperto il dibattito!
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