di Allyson Signorelli
Il sole mi scalda il viso attraverso l’enorme vetrata panoramica, sembra darmi il buongiorno, mi fa sentire libera e anche molto felice. Sono le 10.06 del mattino e, con quella precisione che ha reso famosi gli svizzeri, il trenino rosso su cui sono salita da soli pochi minuti inizia la sua corsa tra le vie di Tirano (stazione di partenza del Bernina Express) per inerpicarsi poi sulle pendici delle valli svizzere.
Mi si staglia davanti un panorama mozzafiato.
Il trenino corre quasi fosse spinto dal mio desiderio di arrivare alla fine del percorso della ferrovia elvetica, ma io, affascinata, rivolgo lo sguardo al “paesino” da cui sono partita.
Il primo punto di osservazione è Miralago, il trenino rallenta per permettere ai passeggeri di godere dello splendido paesaggio che il Lago di Poschiavo fornisce.
Poi veloce riparte verso la seconda fermata.
Il calore interno della carrozza sembra quasi surreale. Le vetrate sono tanto grandi e pulite che pare di essere all’esterno. Alcune volte mi sorprendo a chiedermi perché non sento il freddo del vento sulle guance.
Le carrozze rosso fuoco continuano il loro corso, come fanno da moltissimi anni ormai.
Ascolto distratta la guida: avreste mai detto che questo tratto delle ferrovie elvetiche è parte del patrimonio dell’UNESCO? Mi rendo conto poco dopo che non c’è da stupirsi se hanno questo onòre e questo ònere.
Presto arrivo a Poschiavo, seconda fermata del trenino.
Piano piano il treno sale di quota. Un bambino ride di gioia fanciullesca quando nota le prime nevi sul percorso, e in effetti la mia reazione è la medesima, come darci torto?
L’emozione è ancora più grande quando, giunta all’Alpe Grum, il trenino di cui ormai mi sono innamorata fa una sosta di 10 minuti per permettere ai passeggeri di scendere e giocare a palle di neve con l’incantevole vallata all’orizzonte. Volati via i 10 minuti di sosta si riparte.
Le carrozze iniziano ad entrare ed uscire da brevi gallerie buie scavate a mano.
Il passaggio continua a cambiare, la vallata prima a destra, pochi secondi dopo a sinistra ed ora eccola, di nuovo a destra. Proprio quando credo che siano finite il buio mi colpisce di nuovo gli occhi.
Quando torno alla luce del sole il paesaggio è a dir poco strepitoso: una vastissima distesa di ghiaccio si staglia alla mia sinistra e il mio sguardo viene catturato dal Lago Bianco. È una visione quasi onirica. La luce del sole, che splende alto nel cielo azzurro a ben 2234 metri di quota, viene riflessa dalla neve e dal ghiaccio. Sento gli occhi che bruciano, ma chiuderli vorrebbe dire perdersi la vista di una fantastica parte di mondo, mi servirebbero proprio degli occhiali da sole.
Quando supero il lago il mio accompagnatore mi comunica che ho avuto la bocca aperta per tutto il tempo! Un po’ me ne vergogno… però… che dire, era veramente fantastico. Ho passato gran parte del viaggio di ritorno immaginandomi di poterci pattinare sopra.
La guida dice che metà delle acque di questo lago confluiscono nel Po, mentre l’altra metà, dopo essere passate attraverso le turbine di una diga poco distante, sfociano nel Danubio arrivando così fino al Mar Nero. Ma ci credete? È assurdo pensare che l’acqua che ho visto in quel lago vedrà quella parte del mondo prima di me, e forse l’ha anche già vista.
Il treno continua la sua corsa fino a St .Moritz, che raggiungo dopo due ore e mezza circa di viaggio.
Rimango giusto il tempo per visitare la rinomata cittadina svizzera e mangiare i panini che mi sono portata da casa, mentre osservo incuriosita i mercatini di Natale.
Alle 14.48 riprendo il trenino per tornare a casa, dove mi aspettano una calda tazza di tè e una coperta per riscaldarmi e farmi riposare.
Non ho fatto quasi nulla, eppure i paesaggi che ho attraversato mi hanno così coivolto da farmi arrivare a casa sfinita.
Non vedo l’ora di ritornare su queste ferrovie, magari d’estate, con un paesaggio decisamente diverso ad attendermi.
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