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#dalpalcodelPiccolo - "Ho paura torero": un amore diverso nel Cile di Pinochet

  • Immagine del redattore: Il Foglio di Villa Greppi
    Il Foglio di Villa Greppi
  • 20 ore fa
  • Tempo di lettura: 4 min

di Francesco Bonfanti


Una scena dello spettacolo "Semidei": Agamennone e Menelao (in primo piano) e Odisseo, Penelope e il piccolo Telemaco (in secondo piano).													(foto di Masiar Pasquali - fonte: sito web piccoloteatro.org)
Una scena dello spettacolo "Ho paura torero": la Fata dell'angolo, a destra, interpretata da Lino Guanciale, e il giovane Carlos, a sinistra, interpretato da Francesco Centorame. (foto di Masiar Pasquali - fonte: sito web piccoloteatro.org)

Ho paura torero è la storia dell’amore tra la Fata dell’angolo, un travestito oltre la quarantina che prende in affitto una casa malandata a Santiago del Cile, e Carlos, un giovane studente, militante del Fronte patriottico Manuel Rodríguez, braccio armato del partito comunista cileno.

Carlos inizia a frequentare la casa della Fata, un luogo tranquillo, dove c’è l’atmosfera giusta per studiare. Stare con la fata lo incanta e gli fa scoprire qualcosa di sé che non conosceva: il suo è un percorso di educazione sentimentale, che lo conduce a mettere in discussione la propria identità grazie all’amore per la Fata. A poco a poco la casa si apre agli amici di Carlos e alle loro discussioni. Si sta organizzando in segreto un attentato contro la vita del dittatore cileno Augusto Pinochet. La Fata, personaggio aereo e sensibile, è incantata dalla vita dei giovani studenti e adora Carlos. A poco a poco inizia a comprenderli, e cioè a maturare una coscienza civile: il suo è un percorso di educazione politica. Inizialmente la Fata finge di non vedere quanto accade realmente in casa sua, e condivide con apprensione e con passione le mosse di Carlos e dei suoi sodali.

Emblematica e meravigliosa la scena in cui Carlos, con la scusa di effettuare alcuni rilievi sul campo per i suoi studi universitari, porta la Fata al Cajón del Maipo, dove c’è una residenza di Pinochet. Lei comprende perfettamente i reali intenti di Carlos, che studia i dintorni della villa del dittatore per pianificare l’attentato e, mentre Carlos compie le sue osservazioni, improvvisa un ballo delicato e sensuale per l’innamorato. Gli animi e le sensibilità degli amanti si fondono e vengono messe in scena con grazia e delicatezza, ma insieme con un’impudicizia (si legge nella presentazione dello spettacolo) che racconta anche gli aspetti più miserabili e degradati della vita della Fata e delle sue amiche diverse.

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Pedro Lemebel, autore del libro "Ho paura torero", da cui è tratto lo spettacolo.

Il fatto è che la Fata e Carlos sono in realtà una persona sola, cioè Pedro Lemebel, il formidabile personaggio – è il caso di dire – che scrisse il libro da cui è tratto lo spettacolo. Fu un artista poliedrico: cronista, saggista, commentatore e soprattutto performer.

Ci tengo a inserire una piccola glossa sull’uso della parola “travestito”: il vocabolo cade in taglio perché (come si legge nei ricchi e sempre fecondi materiali del programma di camera che il Piccolo dedica a ogni spettacolo) Pedro Lemebel fu un travestito, si riconobbe nell’etichetta e fece un uso pubblico e politico di quella parola. Si presentava agli eventi truccato, indossando abiti vistosi e tacchi a spillo. La sua era una battaglia per ottenere il riconoscimento della sua diversità, e qualche verso del suo manifesto Parlo in nome della mia differenza può rendere meglio di tutto le strategie e il senso della sua lotta:

 

Non sono Pasolini che chiede spiegazioni

Non sono Ginsberg espulso da Cuba

Non sono un frocio mascherato da poeta

Non ho bisogno di maschere

Questa è la mia faccia

Parlo in nome della mia differenza

 

Ed è da notare, en passant, che le differenze di Lembel erano molteplici, non ultima l’origine del padre, di etnia mapuche - e nei tratti del volto di Lembel si riconosce chiaramente la sua ascendenza india.

L’amore della Fata e di Carlos trova un contrappunto drammaturgico ben riuscito nella coppia di Pinochet e della moglie Lucía Hiriart.

Una scena dello spettacolo "Ho paura torero": il dittatore Augusto Pinochet e sua moglie, Doña Lucía.				(foto di Masiar Pasquali - fonte: sito web piccoloteatro.org)
Una scena dello spettacolo "Ho paura torero": il dittatore Augusto Pinochet e sua moglie, Doña Lucía. (foto di Masiar Pasquali - fonte: sito web piccoloteatro.org)

Gli spazi della scena sono usati sapientemente: la Fata e Carlos recitano sul palco, mentre Pinochet e doña Lucía si muovono su piani sopraelevati, come a marcare un parallelo ma insieme a sottolineare la diversità delle coppie. Doña Lucía è petulante, meschina e spietata, comica come personaggio, sinistra come figura; Pinochet ne è annoiato ma in qualche maniera succube, la sua rabbia paranoica esplode appunto quando vede la diversità: incrocia sulla strada che lo conduce alla sua villa due froci (e anche in questo caso l’uso del vocabolo è marcato dal suo senso polemico), che poi sono Carlos e la Fata, e non può tollerarlo. Perché è fascista, semplicemente, e il rifiuto della diversità è uno dei caratteri essenziali del fascismo.

Nella trama musicale che fa da colonna sonora allo spettacolo spicca Ho paura torero di Lala Flores, inno al il più virile degli emblemi machisti, il torero appunto. La fata ne canta sempre il motivetto, in cui la voce di una donna teneramente innamorata, come d’altronde è innamorata la Fata, racconta il misto di apprensione e ammirazione che la prende di fronte alle gesta del torero. La fata, civettuola, canta la canzone a Carlos: è il suo torero e lotta contro una bestia ben più feroce e meritevole di essere abbattuta del toro: il regime dittatoriale di Augusto Pinochet.

Ecco allora che sulle note di Ho paura Torero si fissa nella memoria la lezione che, oltre a una bellissima storia d’amore, lo spettacolo Ho paura torero mi ha lasciato: il valore del dissenso, del dissenso politico, che è poi il frutto della lotta che sempre si deve combattere per accogliere e proteggere la diversità.


La locandina di "Ho paura torero", in scena al Teatro Grassi di Milano dall'8 al 26 marzo 2025.
La locandina di "Ho paura torero", in scena al Teatro Grassi di Milano dall'8 al 26 marzo 2025.

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