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#dalpalcodelPiccolo - "Darwin, Nevada": una complessità inconcludente

Immagine del redattore: Il Foglio di Villa GreppiIl Foglio di Villa Greppi

di Mattia Maggioni


Marco Paolini in una scena dello spettacolo "Darwin, Nevada", da lui scritto e interpretato.						(foto di Masiar Pasquali - fonte: sito web piccoloteatro.org)
Marco Paolini in una scena dello spettacolo "Darwin, Nevada", da lui scritto e interpretato. (foto di Masiar Pasquali - fonte: sito web piccoloteatro.org)

“Darwin, Nevada” è uno spettacolo scritto e interpretato da Marco Paolini ed ispirato al furto avvenuto nel 2001 dei taccuini di Charles Darwin dalla biblioteca della Cambridge University e alla loro successiva restituzione nel 2022. Esso esplora il pensiero evoluzionistico accostandolo alle sfide contemporanee, prima fra tutte la crisi ecologica.

Ambientata a Darwin, un paesino fantasma nel deserto del Nevada, la vicenda ruota attorno a cinque personaggi coinvolti in una tragica disavventura.

Nonostante le idee interessanti e il grande potenziale, la narrazione risulta dispersiva e superficiale. La riflessione sul pensiero scientifico di Darwin è, infatti, appena accennata, e non esplora il conflitto tra scienza e religione oppure le incertezze della sua teoria, come invece si sarebbe potuto immaginare dalle prime battute dello spettacolo.

Anche il tema ecologico risulta solo accennato, mediante il riferimento ad un evento temporalesco violento e improvviso scoppiato durante un festival nel deserto.

La conduzione dello spettacolo, sebbene scenograficamente suggestiva, non riesce a dare coesione alla trama e le immagini evocative non si legano al messaggio filosofico e scientifico che dovrebbe trasmettere.

L’uso della lingua veneta in alcuni passi e gli ipotetici riferimenti ad un incidente stradale causato da Paolini nel 2018 e all’incontro con il marinaio che sarebbe l’autore del furto dei taccuini risultano difficilmente comprensibili e collocabili nel contesto.

Sicuramente lo spettacolo mantiene viva l’attenzione dello spettatore, anche e proprio perché questi deve trovarvi il filo logico, ma lo lascia con molte domande sia sul messaggio che vuole comunicare sia sulla narrazione stessa. La complessità della narrazione, infatti, impedisce di cogliere appieno i temi trattati e il fine narrativo.



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