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Il Signore degli Anelli e la simbologia cristiana

Aggiornamento: 11 feb 2019


di Elena Griffini


Durante la settimana del successo formativo ho seguito una interessante conferenza del prof. Saleri sulla rilettura in chiave cristiana de “Il Signore degli Anelli” di Tolkien e sui significati simbolici religiosi presenti nell’opera.

John Ronald Reuel Tolkien, nato in Sudafrica nel 1892, fu professore di filologia all’università di Oxford, nonché massimo studioso di letteratura medievale inglese. E’ noto per aver scritto la trilogia de “Il Signore degli Anelli”, il libro più letto al mondo dopo la Bibbia e il Corano. Di questa opera sono state fatte diverse analisi critiche, ma non tutte tengono conto dell’aspetto religioso, che è invece molto presente all’interno della storia.

Bigogna premettere che da quando la madre lo aveva convertito al cattolicesimo all’età di otto anni, Tolkien diventò un fervente cristiano, e infatti ne “Il Signore degli Anelli” si trovano vari rimandi religiosi.

Gli Hobbit, ad esempio, possono essere paragonati agli “umili”, agli ultimi di cui parla il Vangelo, che si scontrano con i grandi, ovvero i superbi, gli orgogliosi e i potenti, e vincono; questo scontro universale rimanda ai versi del “Magnificat”, una delle preghiere preferite di Tolkien, dove recita: “Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore […] Ha innalzato gli umili.”.

Nella trilogia vi sono anche tre figure “cristologiche” (il tre, come s’intuisce, è il numero sacro per l’autore, trinitario che non accetta la presenza del demonio). Innanzitutto Cristo ha tre accezioni fondamentali: la figura di Cristo sacerdote, ovvero colui che si sacrifica per gli altri; la figura di Cristo re, che giudica con giustizia e misericordia, che guarisce e che libera; infine la figura di Cristo profeta, che guida e incoraggia gli uomini.

Il Cristo sacerdote si ritrova nel personaggio di Frodo: anche lui ha una missione che gli costerà la vita. Questa somiglianza è più evidente nell’episodio della salita al monte Fato, che può essere paragonata alla salita al Calvario di Cristo: anche Frodo sarà aiutato nel suo compito dall’amico Sam. Un’altra similitudine molto forte con la vicenda di Cristo si ha sempre nella salita al monte di Frodo, nella solitudine dell’eroe, che non può fidarsi di nessuno e che sarà tradito da un suo compagno di viaggio, Gollum, corrotto dall’anello.

La seconda figura, ovvero quella di Cristo re, si ritrova nel personaggio di Aragorn, il quale ha un avvento preparato, come il Messia. Egli è il re guaritore che giudica con rettitudine sia i vivi che i morti.

L’ultima figura, ovvero quella di Cristo profeta, si ritrova in Gandalf, soprannominato il “grigio pellegrino”. Egli infatti, come Cristo, è perennemente in viaggio e anche lui incoraggia gli uomini. Vi sono altre importanti analogie tra Cristo e Gandalf: entrambi avevano una compagnia (per Cristo i discepoli e per Gandalf “La compagnia dell’anello”) per la quale sono morti. Tuttavia, come Cristo è risorto, anche Gandalf ritorna dal regno dei morti più forte di prima.

La fiaba e la religione sono state sfortunatamente divise e tentano sempre di riunirsi e rifondersi in uno (per religione Tolkien intende “il divino, il diritto al potere che è differente dal possesso di quest’ultimo e l’obbligo di culto”). Le fiabe, puntualizza Tolkien, hanno tre volti: quello mistico che guarda al soprannaturale, quello magico indirizzato alla natura e infine lo specchio d’umiliazione e pietà che offrono all’uomo.

Capisco che un articolo così breve non possa esaurire l’argomento o soddisfare la vostra curiosità, quindi se qualcuno volesse approfondire, ecco alcuni consigli di lettura del prof. Saleri: “L’anello e la croce: significato teologico de “Il signore degli anelli” di Andrea Monda; “Gli eroi de Il signore degli anelli” di Paolo Gulisano; “Tolkien: il mito e la grazia” di Paolo Gulisano.

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