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ARFID: sapete cos’è?

Aggiornamento: 10 mag 2023

di Gloria Schillaci


Non tutti sanno che tra i disturbi alimentari non esiste solo l’anoressia, ma anche una condizione chiamata ARFID: acronimo di “disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo”. Si tratta di una diagnosi abbastanza recente, inserita nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) soltanto nel 2013.

Questa diagnosi descrive tutte le situazioni in cui potrebbe esserci una condizione di sottopeso, ma non necessariamente: occorre ricordare che i disturbi del comportamento alimentare si manifestano anche e soprattutto in persone che non per forza diventano sottopeso.

L’apporto nutrizionale della persona che soffre di ARFID non è adeguato, ma tutto ciò non è spiegabile, come invece lo è per l’anoressia, con una forma di rifiuto e di non apprezzamento verso la propria immagine corporea, ma si tratta di una situazione dovuta ad un’avversione della persona che ne soffre verso determinate caratteristiche sensoriali del cibo, che possono essere ad esempio la consistenza degli alimenti, e questo porta poi la persona che ne soffre ad eliminare una serie di alimenti. Tuttavia, non è solo questa la causa; esso può essere causato anche da un disinteresse dell’individuo verso il cibo, che vive il momento dell’alimentazione come un dovere e non come un piacere.

Può essere causato anche dalla paura intensa di ciò che potrebbe accadere dopo essersi nutriti, ad esempio vomitare, sentirsi male fisicamente o psicologicamente, potrebbe accusare nausea, mal di stomaco o altri sintomi simili.

Prima della diagnosi del DSM, questo disturbo veniva chiamato nei modi più disparati, quali anoressia infantile o alimentazione schizzinosa. Tuttavia, si trattava di definizioni inesatte, perché, come già detto in precedenza, non è presente come nell’anoressia un’insoddisfazione verso la propria immagine corporea e non si tratta certo di alimentazione schizzinosa, ma di un disturbo serio e molto più complesso di quel che sembra e che, come tutti i disturbi del comportamento alimentare, parte da un malessere psicologico, che va successivamente a gravare sul fisico.

È bene in questi casi ricordare che da questi disturbi non si esce solo con la semplice forza di volontà dell’individuo; certo, è uno dei requisiti fondamentali, ma ancor più fondamentale è aver supporto psicologico ed essere seguiti da un’equipe medica specializzata in questo genere di problema.

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