1994 - Primo anno di servizio a Villa Greppi
2024 - Anno di fine carriera
Ha inseganto STORIA, GEOGRAFIA ITALIANO negli indirizzi
psico-socio-pedagogico
linguistico
socio-economico
1- Dopo tanti anni di servizio in questa scuola, quale eredità credi di lasciare? Come sarebbe stata questa scuola senza di te?
Beh intanto parlare di eredità non mi sembra tanto bello perché dà l’idea di qualcosa che è definitivamente finito; ora, è vero che il mio rapporto con la scuola si è concluso e non sono più un docente, ma la cosa che mi sembra interessante è che alcuni progetti a cui io ho dato il mio contributo siano cresciuti nel tempo e continuino a ad esserci a Villa Greppi. Sono soddisfatto del riconoscimento nei confronti del Liceo Economico Sociale, dimostrato dalla costante crescita del numero degli iscritti, in cui ho lavorato nell'ultimo decennio e poi mi fa piacere il fatto che la settimana del successo formativo abbia trovato nuove forze, colleghi giovani che la stanno portando avanti perché la ritengo un valore aggiunto del Greppi; oltretutto è un modello che, a quanto pare, è stato giudicato interessante visto che viene proposta in molte scuole del circondario.
2- Quali sono i ricordi più belli che porterai sempre nel cuore, pensando agli anni passati a Villa Greppi?
E molto difficile pensare solo a qualche momento particolare perché io sono stato a Villa Greppi per trent'anni e devo dire che è stato un periodo per me decisamente felice. Se dovessi individuare alcuni momenti, indicherei sicuramente l'inizio: sono entrato a scuola nell’ottobre del ‘94 e nello stesso mio giorno iniziavano la loro carriera al Greppi anche Victor Reichman e Grazia Nobili; abbiamo cominciato una collaborazione e direi un'amicizia che si è protratta per tutti questi anni. Un altro momento significativo è probabilmente la fine, la festa dei cinquant'anni, alla cui organizzazione ho collaborato (grazie Roberto) e dove migliaia di persone erano lì perché riconoscevano nella nostra scuola un momento importante della loro vita: e per me è la stessa cosa.
Ci sono stati poi tanti lavori e progetti che, in questi anni, hanno offerto ai ragazzi la possibilità di esprimere capacità e qualità organizzative, comunicative e artistiche che, nelle attività curricolari trovano uno spazio relativo. E in ogni caso, i ricordi più belli sono legati a tutte le persone che ho incontrato, compagni di un viaggio più o meno lungo: se sono stato bene a scuola è perché studenti, colleghi e personale Ata (sa un po’ di burocratico…) mi sono stati vicini nel lavoro di ogni giorno.
3- Durante la tua carriera la scuola è cambiata molto; cosa pensi sia cambiato in meglio e cosa in peggio?
La scuola è cambiata molto nel rapporto con la società e con il mondo esterno: provate a pensare alla diversa presenza dei genitori all'interno della scuola, al rapporto con il mondo del lavoro, ai progetti di alternanza scuola lavoro, alla presenza degli strumenti digitali (nei primi anni ‘90 Internet e cellulari non c’erano all’interno della scuola).
Quello che non è cambiato, secondo me, è la necessità di costruire un rapporto diretto con gli studenti, un rapporto di fiducia reciproca, di collaborazione, di comunicazione e di ascolto che, ritengo, sia poi l'essenza del lavoro del docente. Sul piano professionale, la costruzione di questa relazione con gli studenti è il vero baricentro della funzione docente, specie in questa fase storica in cui i ragazzi hanno, sul piano personale, meno certezze e meno punti di riferimento di un tempo e probabilmente una maggiore fragilità.
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