di Alessandro Marceca
“Io le invettive non le lancio contro nessuno, non mi piace scagliare anatemi, gli anatemi sono espressioni di fanatismo e v’è troppo fanatismo nel mondo.”
Enrico Berlinguer segretario del PCI dal 1972 al 1984.
I nostri sono anni in cui la politica parla alla pancia della gente, dove insulti ed invettive sono all'ordine del giorno, i dibattiti sono delle gare a chi urla di più e a vincere le elezioni sono i partiti con lo slogan migliore e non quelli col programma più completo.
Rivolgiamo quindi con nostalgia lo sguardo a leader del passato quali Enrico Berlinguer che credeva nell'importanza del dibattito tra forze politiche per la tenuta democratica, in una politica riformatrice e, prima di tutto, in una leadership che viene dopo il partito, perché il partito è di tutti non di chi lo guida. Non è un omaggio alla politica di un certo colore, ma allo spessore di un grande leader, alla sua dedizione a una politica non improvvisata, ma basata su ideali al cui centro c'era il popolo.
Berlinguer muore l' 11 giugno 1984, e per i 30 anni dalla sua morte a Roma è stata inaugurata una mostra che ripercorre la vita del segretario, una vita votata al suo partito, il Partito Comunista Italiano, che con lui arrivò al suo massimo storico (34.4%) diventando il più grande partito comunista d'Europa.
Camminando per la mostra è possibile vedere pezzi della vita di Berlinguer, effetti personali, letture giovanili, foto di comizi e manifestazioni. Ma ciò che colpisce è la piazza di quel tempo, con tutti i volti e le bandiere che un ideale riusciva a riunire.
In particolare si ricordano, tra le sale della mostra, due eventi:
21 giugno 1976 il PCI compie il balzo in avanti, i militanti si radunano sotto il balcone della sede centrale a via delle Botteghe oscure, Berlinguer si affaccia al balcone per festeggiare con i compagni. Di quel momento rimangono impressi i sorrisi, la voglia di cambiare le cose, la gioia di condividere un ideale con milioni di persone.
13 giugno 1984, Roma, Berlinguer è morto, migliaia di persone si radunano per l'ultimo saluto al segretario che ha dato la vita per il partito che ora ha lasciato orfano. Di questa piazza rimangono le lacrime, l'affetto e le bandiere rosso sangue che mandano un messaggio al defunto leader: ”la tua battaglia va avanti in noi”.
Con Berlinguer finisce un'era, sta per scoppiare tangentopoli, cadrà il muro di Berlino, verranno sciolti il PCI e la DC, e così finirà così la Prima Repubblica.
Con Berlinguer muore la politica degli ideali e della speranza che aveva portato in piazza milioni per un bene superiore. Sarà sostituito da un modo di far politica che fa leva sulle paure di ognuno, immagine del sempre onnipresente individualismo, figlio di una società capitalista e globale.
Sono passati 30 anni, il mondo è cambiato e le nuove generazioni non hanno mai conosciuto la figura di Enrico Berlinguer, che è però ancora in grado di ispirare e insegnare molto. Auspico che questa mostra, come altri progetti in occasione di questa ricorrenza, siano in grado di risvegliare anche in noi più giovani la passione per una politica che possa tornare a sognare un futuro migliore, invece di un presente appena accettabile.
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