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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

A teatro con Benito Mussolini, Giacomo Matteotti (e Liliana Segre)

di Francesco Bonfanti

Venerdì 14 ottobre scorso, nel tardo pomeriggio, un autobus con studenti e docenti del “Greppi” è partito alla volta del Piccolo teatro “Strehler” di Milano per assistere al primo spettacolo del “Progetto teatro di prosa”. Abbiamo visto M. Il figlio del secolo: un tuffo a capofitto nella storia.

«È una staffetta tra diciotto attori che, lontano da ogni retorica, porta all’attenzione del pubblico il ritmo incalzante di una scalata al potere, avvenuta in un momento di profonda debolezza di istituzioni e partiti». Così Massimo Popolizio ha illustrato la drammaturgia in trentun quadri che ha tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati: con un montaggio incalzante, un andamento epico e una forte presa emotiva, lo spettacolo attraversa i sei anni (1919-1925) che seguono la Grande guerra, con l’impresa di Fiume, il biennio rosso, la reazione e il dilagare dello squadrismo, la rocambolesca Marcia su Roma (di cui in ottobre è ricorso il centenario) e l’inesorabile efficacia di una dottrina politica che si sottrae alle categorie di giudizio con l’azione violenta.

Quasi tre ore di spettacolo sono volate via veloci, oltre a Mussolini, abbiamo visto in scena Filippo Tommaso Marinetti, Gabriele D’Annunzio, Italo Balbo, Margherita Sarfatti, Nicola Bombacci, Pietro Nenni e Giacomo Matteotti (colto anche nella commovente relazione epistolare con la moglie Velia), gli smobilitati della Grande guerra e tutta una nuvola di individui venuti dal basso. Ma al centro della scena è tutta la comunità nazionale, quel “paese opaco” che consentì l’instaurarsi della dittatura.

Nei quadri finali abbiamo assistito al rapimento e all’omicidio di Giacomo Matteotti, nonché al macabro ritrovamento del suo cadavere. Fu uno dei più coraggiosi avversari di Mussolini e fu il primo martire della Resistenza. Vedere sulla scena la rappresentazione della barbarie di cui fu vittima, ci ha inevitabilmente fatto pensare alle parole che Liliana Segre ha pronunciato proprio il giorno precedente, presiedendo la prima seduta del Senato della XIX legislatura: “la lunga lotta per la libertà non è cominciata nel settembre del 1943, ma nel 1924, e vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti”.

Conserveremo vivo il ricordo di una bella serata, in cui abbiamo rivissuto pagine cruciali della storia d’Italia attraverso una rappresentazione magistrale, e le immagini vivide che si sono impresse nella nostra memoria, renderanno forse più efficace lo studio che a scuola si farà di quegli stessi terribili anni.



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