di Aicha Sawadogo
Erano circa le 5:30 su un treno diretto a Lecco. L’atmosfera era piuttosto calma, finché in lontananza inizia ad aumentare il tono di voce di un uomo. Era arrabbiato e continuava a inveire contro un giovane ragazzo, che di diverso da lui aveva solo le origini e la carnagione.
L’oggetto della discussione mi è ancora ignoto, in quanto l’uomo, dalla rabbia, parlava perlopiù in dialetto. Veniva dalla Terra dei Fuochi (Campania), così ha affermato.
Il ragazzo aggredito verbalmente è rimasto calmo, cercava di parlare, di difendersi, ma i viaggiatori a lui vicino gli consigliarono di far finta di niente, di spostarsi… ma lui, di fronte a quelle grida, ha deciso di ribattere con: “Sei un razzista” e di sua risposta l’uomo gli ha risposto: “Sì, sono razzista!”.
È stata per me una situazione sconcertante, era la prima volta che assistivo a una scena simile; spesso ho letto articoli che trattano di questa problematica, ma essere presente in prima persona è tutt'altra cosa, e credo inoltre che, facendo parte io stessa della minoranza che ho visto aggredire, sia stato un colpo ancora più forte.
La lite è continuata con parole ancora più forti come: “Ti stacco la testa e la uso come pallone", poi il razzista ha invitato il ragazzo a scendere insieme, così da poter continuare la discussione lontano da noi altri passeggeri per non spaventarci, ma il giovane ha ovviamente declinato l'offerta, dimostrandosi, secondo il mio punto di vista, superiore.
Perché ho scritto tutto ciò? Non sono nemmeno io sicura della risposta.
Forse voglio condividere con più gente possibile quello che ho assistito, che sappiano che tipi di persone ci sono in giro, e che imparino a non essere indifferenti di fronte ad avvenimenti simili… indifferenti come noi che eravamo su quel vagone.
È difficile avere coraggio e fare o dire qualcosa, io stessa sono stata immobile ad assistere alla scena con occhi pieni di tristezza, ma anche di rabbia. Oltre a essere arrabbiata con quell'uomo che senza vergogna ha pronunciato certe parole, ero arrabbiata anche con me stessa perché vedevo un ragazzo in difficoltà e non ho avuto le forze per agire.
Tutto questo è inaccettabile e temo per il nostro futuro se nel nostro Paese continuerà a dominare una mentalità così chiusa verso ciò che consideriamo diverso.
Commento di Claudia Molteni Ryan:
Dirigo il giornalino/blog IL FOGLIO DI VILLAGREPPI da quando è nato e non ho mai commentato nessun articolo pubblicato, ma in questo caso mi permetto di farlo perché l'articolo di Aicha mi ha toccato.
Aicha non ha solo riportato un fatto accaduto, ma ha anche focalizzato un problema fondamentale: l'indifferenza.
Poco tempo fa una controllora su un treno della nostra zona è stata aggredita perché pretendeva che un uomo senza biglietto, e che non voleva pagare, scendesse. Nessuno dei passeggeri è intervenuto e lei è finita all'ospedale.
Anche il caso denunciato da Aicha è terrificante, perché se è vero che il mondo è pieno di imbecilli (c'è un detto che dice che la madre degli imbecilli è sempre incinta), è anche vero che ciò che fa la differenza è l'interessamento della comunità, la difesa del più debole da parte di tutti, alleati e coesi. Ma nessuno ha mai il coraggio di fare il primo passo. Meglio pensare agli affari propri.
Se diamo uno sguardo al nostro passato, è proprio così che fascismo e leggi razziali hanno preso il sopravvento, perché ha prevalso l'indifferenza generale e chi si indignava non era appoggiato da tutti gli altri. Pensateci.
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