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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Sommossa a Napoli

di Giulia Redaelli


Tutti voi avrete visto alla televisione le terribili scene di guerriglia avvenute a Napoli, violenti scontri tra cittadini e polizia. Il panico e la paura verso una nuova chiusura totale hanno preso il sopravvento sui cittadini della città partenopea dopo che, nella notte del 22 ottobre, il presidente della Campania Vincenzo de Luca ha detto: “I dati attuali sul contagio rendono inefficace ogni tipo di provvedimento parziale. È necessario chiudere tutto, salve le categorie che producono beni essenziali… Oggi abbiamo una situazione pesante, ma non siamo alla tragedia, però siamo a un passo dalla tragedia. Detto in maniera brutalmente chiara, io non voglio trovarmi di fronte ai camion militari che portano centinaia di bare di persone decedute… Non siamo garantiti da nessuno che questo non avvenga, se non dalla nostra responsabilità, altrimenti quelle immagini che abbiamo visto qualche mese fa sono destinate a riprodursi”.

D’altronde, la quarantena della primavera scorsa ha portato grandi scompensi economici all’interno della nostra società, in molti settori lavorativi, di conseguenza, ad oggi, molti cittadini italiani sono preoccupati e spaventati alla vista di un altro possibile lockdown che costringerebbe a casa la maggior parte dei lavoratori, molti senza stipendio, con una cassa integrazione minima o che sembrerebbe non arrivare mai.

Dopo il discorso di De Luca la folla ha attraversato a tarda sera tutto il centro storico di Napoli in nome della “libertà”, molte persone, anche lungo la strada, si sono unite al corteo con lumini e candele in mano, protestando e rivolgendosi al presidente della Regione, chiedendo lavoro.

La protesta, partita in modo pacifico, purtroppo è poi sfociata nel caos a causa di gruppi violenti che l’hanno trasformata in una vera e propria sommossa, con tanto di atti vandalici. Lo scenario è diventato agghiacciante, con petardi, auto della polizia prese a sprangate, lanci di sassi sui blindati, fumogeni, insulti alle forze dell’ordine, costrette all’uso di lacrimogeni per far scudo alla sede della Regione.

Non si può non essere d’accordo con il commento del questore di Napoli: "Questa sera abbiamo assistito a veri e propri comportamenti criminali verso le forze dell'ordine. Nessuna condizione di disagio, per quanto umanamente comprensibile, può in alcun modo giustificare la violenza."

Di sicuro chi ha iniziato la rissa sono stati dei facinorosi che sfruttano ogni occasione per tramutare in violenza la loro aggressività, ma non bisogna sottovalutare la paura e l’angoscia dei lavoratori che arrivano ad atti estremi per il terrore di perdere la loro occupazione. La paura è un’emozione intensa e molto reale, che ci porta a proteggerci davanti ad una situazione apparentemente pericolosa. Tuttavia, questa emozione, può accentuarsi in modo anomalo, ci rende inquieti e insicuri e ci porta ad atti istintivi e violenti come quello accaduto a Napoli, sicuramente inaccettabili e incivili.

Suppongo che, più che far sfociare l’episodio in violenza, i cittadini napoletani volessero “far sentire” le loro voci, i loro bisogni e le loro paure.

Credo comunque, fermamente, che la paura non basti come giustificazione ad atti di vandalismo, e che scenari come quello a cui abbiamo assistito non si debbano ripetere. Inoltre, considerando la situazione Covid, quegli assembramenti avranno portato e a nuovi contagi e lasciano trasparire l’ignoranza di coloro che non si rendono conto della gravità della situazione che stiamo vivendo, in quanto “spettatori” di una vera e propria pandemia globale.

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