di Hiba Founoun
Chi mai se lo sarebbe aspettato? Il Paese Africano che ha riscritto la storia in queste ultime settimane è stato il Marocco. Un Marocco che ha fatto sognare, sperare e amare, lottando in questo Qatar 2022. Migliaia di bandiere rosse con stelle verdi alzate con orgoglio e amore in migliaia di città e Paesi, per ribadire la forza di un Paese tanto sottostimato e dimenticato, dove il colore rosso della bandiera rappresenta anche il sangue di migliaia di ribelli marocchini che combatterono per conquistare la liberazione dalla colonizzazione francese. L’occupazione iniziò nel 1911, quando la città di Fez fu conquistata e occupata dai Francesi, e quarantacinque anni dopo, il 2 marzo 1956, iniziò piano piano la dura ripresa e rinascita del Marocco dal protettorato francese, “La Terra Degli Uomini Liberi” come il primo verso dell’inno nazionale promette a migliaia di Marocchini.
Con la liberazione il Marocco, rinasce e rifiorisce anche la sua tradizione calcistica: nel 1955 nasce la federazione Marocchina di calcio, nonostante svariate mancate qualificazioni sia al Campionato del Mondo che alla Coppa d’Africa, ha vinto la Coppa d’Africa del 1976, il terzo posto di quest’ultima nel 1980, i Giochi Del Mediterraneo nel 1983, la Coppa Araba nel 2012 e due campionati nelle Nazioni Africane prima nel 2018 e poi nel 2020. L’anno più importante però è stato quello del 1986, quando il Marocco, nonostante si piazzò quarto alla Coppa d’Africa, nello stesso anno partecipò alla Coppa del Mondo in Messico, e si qualificò così la prima Nazionale Africana agli ottavi di finale di un mondiale.
“Abbiamo reso la nostra gente e il nostro continente così felici e orgogliosi. Quando guardi Rocky, vuoi sostenere Rocky Balboa e penso che noi siamo i Rocky di questa Coppa del Mondo. Penso che ora il mondo sia con il Marocco” così ha commentato Walid Regragui, il commissario tecnico che rappresenta l’équipe Marocchina, il quale, oltre ai due eroi Hakim Ziyech e Achraf Hakimi, ci ha fatto conoscere nuovi calciatori, futuri emblemi e stelle del calcio.
Contro il Belgio 2-0, i goal segnati da Romain Saïss e Zakaria Aboukhlal rappresentano l’inizio delle prime vittorie marocchine nel mondiale. Battuto poi il Canada 2-1, con i due gol di Hakim Ziyech e Youssef En-Nesyri. La penultima vittoria è contro la Spagna, si finisce ai rigori dei quali l’emblema è Yassine Bounou il quale riesce a parare i due rigori spagnoli di Carlos Soler e Sergio Busquets, Achraf Hakimi poi segna quello decisivo e il Marocco finisce ai quarti di finale. L’ultima vittoria è quella contro il Portogallo e proprio contro quest’ultimo, con il colpo di testa di En-Nesyri nel 42’ minuto, il Marocco fa storia entrando in semifinale.
Purtroppo in quest’ultima partita il Maroccoè stato sconfitto 2-0 dai due goal francesi di Theo Hernández e Randal Kolo Muani, così la Francia si qualifica in finale contro l’Argentina.
Anche la conquista del terzo posto è stata vinta dalla Croazia che, con il risultato di 2-1, ha battuto il Marocco.
La squadra marocchina, comunque, nonostante la perdita ne è uscita a testa alta. Così anche i tifosi e sostenitori marocchini che riempirono per tutto il mondiale l’arena del Qatar, con il loro essenziale e incontenibile “Sir!”, in arabo “Vai!”, tutti insieme si sono impegnati a sostenere in coro la loro squadra del cuore. Abbiamo visto nelle gesta di migliaia di marocchini vero e puro patriottismo, la devozione per la patria che rappresenterà per sempre uno dei tratti più caratteristici del folclore marocchino, oltre al valore della famiglia e a quello del credo.
Non è stata solo la conquista dei giocatori, è stata la vittoria di migliaia di africani e arabi in tutto il mondo, le vincite del Marocco simboleggiano il loro orgoglio e le loro stesse vincite, le vittorie di moltissimi Paesi che hanno dovuto far fronte alle forze colonizzatrici occidentali per secoli ma che ora finalmente riescono a sentire un grande senso di appartenenza a qualcosa di grande, si sentono finalmente rappresentati.
Nonostante la perdita del Marocco, il punto di forza dei giocatori e dei tifosi Marocchini è stata la fiducia, in arabo Al-Niyaa, il crederci fino all’ultimo, il credere che ciò che è stato fatto sarà solo l’inizio della rinascita di un intero continente. Nonostante l’amarezza e il rimpianto, i leoni dell’Atlante hanno fatto imparare alla diaspora africana a sognare in grande e a mai smettere di credere all’impossibile.
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