di Claudia Molteni Ryan
Non so voi, ma mi capita di pensare molto spesso che stiamo vivendo un tempo di arroganza e presunzione, un tempo dove la gente non è più rispettosa dell’altro, dove non c’è ascolto, pazienza, dove ciò che vale è l’IO, a scapito di tutti, dove, in fin dei conti, manca la gentilezza.
Anni fa ho letto un libro bellissimo, si intitolava “La forza della gentilezza” e lo ha scritto uno psicologo e psicoterapeuta, Piero Ferrucci. Lo consiglio a tutti, perché leggerlo è una sorta di brezza fresca che entra in una stanza dove regna l’aria stantia. Credo che lo rileggerò.
Ferrucci dice che “le persone gentili sono più sane e longeve, più benvolute e produttive, hanno più successo negli affari, risolvono i conflitti con più facilità e si sentono più felici. Le persone gentili vivono una vita di qualità più elevata e finiscono per essere le più forti.” Pensate: ad essere gentili si diventa più forti! Gentilezza è attenzione verso l’altro, rispetto, donare un sorriso, dimenticare i rancori.
Ovviamente sto parlando della gentilezza vera, quella che viene dal cuore, non certo quella fasulla, di convenienza. Sempre Ferrucci ci ricorda che “è documentato che ogni pensiero influenza ogni nostra cellula. Ogni pensiero regola la pressione sanguigna e quindi il flusso del sangue a ogni parte del corpo. Quindi la qualità dei nostri pensieri si fa sentire in tutto il nostro organismo. E che pensieri vogliamo avere: pensieri di odio e vendetta, o pensieri di amore e felicità?”. Io sono propensa per i secondi, anche se la tendenza attuale nella nostra società, dai politici fino alle persone che si incontrano per strada, farebbe pensare che la negatività stia prendendo il sopravvento e rimanerne immuni non è facile.
Gentilezza significa anche collaborazione, ascolto, provare empatia. È provato che chi si dedica agli altri, per lavoro o nel volontariato, si sente più felice e soddisfatto di se stesso, perchè anche questa è una forma di gentilezza. E, pensate, “le persone più empatiche sono più soddisfatte della loro vita, più sane, meno dogmatiche e maggiormente creative” (P.F.). D’altronde l’essere umano ha sempre vissuto in gruppo, all’interno di una società che sviluppa reti sociali e relazioni, e quando in un gruppo c’è collaborazione e attenzione all’altro, e non vale l’imposizione del più forte, tutti sono più contenti e vivono meglio.
Se provate a cercare i sinonimi di “gentilezza” trovate: cortesia (che deriva da corte, dove le buone maniere erano richieste), cordialità, garbo, amabilità, disponibilità, affabilità. In realtà la gentilezza riassume tutte queste qualità.
Ferrucci ci suggerisce che per essere gentili bisogna anche essere umili, cioè “trovare il nostro posto sotto le stelle” ed essere capaci, durante tutta la nostra vita, di imparare e rinnovarci. Di metterci in gioco, di essere rispettosi, che è l’esatto contrario di quella arroganza e presunzione di cui parlavo all’inizio.
La gentilezza ha un ritmo lento, perché ha bisogno di saper cogliere la bellezza che c’è in noi stessi e nell’altro, la bellezza del mondo, perché ha a che fare con la pazienza. “La pazienza è proprio la capacità di non lasciarsi spaventare dallo scorrere vorticoso del tempo e imparare a scorgere nel trantran della vita quotidiana sorprendenti sprazzi di eternità. (…) Tutti noi abbiamo avuto in qualche occasione un sentore di eternità: guardando il cielo stellato, assorbiti da una musica sublime o nell’incontro con la persona amata.” Il tempo si ferma e ci sentiamo felici. La pazienza è anche adeguarsi ai ritmi degli altri, un’altra forma di gentilezza.
Perciò, per concludere, essere gentili conviene: ci rende soddisfatti e felici, guadagna le simpatie altrui, crea intorno a noi un clima positivo e sereno.
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