di Elena Griffini
E’ una certezza che la letteratura non termina con i manuali scolastici, e il panorama di scrittori e scrittrici contemporanei è molto vasto, interessante da scoprire. Un esempio sono loro: Carlo Fruttero e Franco Lucentini, la premiata “Ditta” che già nel nome del sodalizio, con quella & commerciale e pubblicitaria mostrano di essere al di fuori dei canoni estetici tipici del panorama letterario italiano.
Carlo Fruttero (Torino 1926-Castiglione della Pescaia 2012) è stato scrittore e traduttore. Dopo gli studi universitari in Francia, cominciò a tradurre per Einaudi, attività che svolse molti anni prima di incontrare nel 1958 Franco Lucentini (Roma 1920-Torino 2002) e iniziare con lui una fruttuosa collaborazione che durò più di quarant’anni. I due hanno scritto a quattro mani molti romanzi, soprattutto di genere giallo, articoli giornalistici, diretto per Mondadori la collana di fantascienza Urania e curato diverse antologie di narrativa. Hanno tradotto numerose opere straniere (Lucentini, laureato in filosofia e poliglotta, leggeva in ben 17 lingue) ma soprattutto sono stati degli avidissimi lettori e amanti dei libri, e attorno ai libri hanno costruito tutta la loro carriera. I due hanno anche il merito di aver fatto conoscere al pubblico italiano fumetti umoristici come B.C. del disegnatore statunitense Johnny Hart o Mafalda dell’argentino Quino. Hanno introdotto in Italia i racconti di H.P. Lovecraft, precursore della fantascienza angloamericana. Hanno condotto la rubrica televisiva “L’arte di non leggere” (titolo che Lucentini, da buon filosofo, mutuò da Shopenhauer), dove, con il loro modo un po’ surreale presentavano i grandi libri, a loro dire, universali. Confinati nel limbo degli scrittori popolari, siccome scrivevano soprattutto gialli che sappiamo non essere il genere preferito delle accademie, hanno una prosa tutt’altro che popolare. La loro scrittura in apparenza semplice e piana, è invece attentamente costruita e strutturata in modo complesso. Un lavoro artigianale molto impegnativo, un mestiere di cesello, quello della scrittura per i due autori, che prediligono la forma, prima dello sfogo poetico.
Di loro possiamo leggere: La donna della domenica (1972), Il libro dei nomi di battesimo (1976), A che punto è la notte (1979), Il palio delle contrade morte (1983), La prevalenza del cretino (1985), L’amante senza fissa dimora (1986), Il colore del destino (1987), La manutenzione del sorriso (1988), Enigma in luogo di mare (1991), Incipit (1993), Breve storia delle vacanze (1994), Il cretino in sintesi (2002), e ancora altre opere che mantengono inalterato nel tempo la loro attualità. Lunghissimo sarebbe l’elenco delle curatele e delle traduzioni.
Professionisti del libro dunque, artigiani dello stesso prodotto perché nella loro carriera ne hanno curato la realizzazione da ogni punto di vista. Il loro interesse per la letteratura spaziava tra i generi più diversi, senza pregiudizi e con una curiosità infantile, ma con un’attenzione speciale per l’ironia, sempre presente nel loro lavoro come nella loro vita.
Ora, se qualche studente di liceo, come a volte succede a me, si chiedesse: “Ma che me ne faccio delle nottate di studio che trascorro sulle “sudate carte” che mi affibbiano i professori? Che me ne faccio dei molti libri che devo leggere ogni estate e spesso anche durante l’anno (come se lo studio non fosse già abbastanza impegnativo)? Perché devo impazzire sulla grammatica delle lingue straniere? Ecco, scoprire questi straordinari intellettuali mi ha dato una nuova motivazione, perché anch’io sono un’amante appassionata dei libri e delle loro storie e scoprire che della propria passione se ne può fare un mestiere mi incoraggia molto. Ovviamente ogni studente di liceo e non, dovrebbe cercare la propria motivazione nel settore di studio che più lo interessa, ma sono convinta che la storia della cultura sia piena di fonti d’ispirazione.
Quindi un augurio a tutti i ragazzi per una fruttuosa ricerca, e mi raccomando: leggete tanto che non è mai tempo sprecato.
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