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Immagine del redattoreIl Foglio di Villa Greppi

Studenti al tempo di Covid: È SUCCESSO DI NUOVO

di Letizia Sala


É successo di nuovo. L’ultima volta che vidi una notizia del genere era febbraio. Mezzanotte, Sky TG 24 acceso, telefono alla mano, sperando di poter partire per lo stage a Siviglia il giorno dopo ma consapevole che più passavano i minuti, meno chance avevo di vedere quel mio sogno realizzato. E, infatti, la mattina seguente dovetti svuotare la valigia che avevo iniziato a preparare con cura già dalla settimana prima. Quello stesso giorno mi fu detto che non saremmo nemmeno più tornati a scuola. La stessa, identica cosa mi è stata riferita mercoledì 21 settembre. Otto mesi più tardi, ma le parole sono state le stesse. “Sospese le attività didattiche in presenza in Lombardia”. Con l’enorme differenza, però, che, se a febbraio la DaD era una scoperta, ora è solo il simbolo di un nemico che, ancora una volta, ce l’ha fatta.

Non ho mai voluto criticare le decisioni del Governo. La pandemia viene prima di me, di te, di noi. Ma ho pur sempre diciassette anni. Chiamatemi egoista, ma non riesco a non pensare che ci stiano strappando gli anni delle superiori dalle mani. Non so se siano davvero i momenti più belli della propria vita, come qualcuno dice, ma so che ho voglia di viverli. Per quanto impegnativo sia Villa Greppi, per quanti sacrifici, delusioni e rimproveri porti con sé, mi mancherà. Perché in DaD non ci sono sguardi d’intesa tra compagni, non ci sono battute, applausi, risate. Anzi. La DaD porta con sé silenzi assurdi, e non solo quando gli insegnanti fanno una domanda e nessuno risponde. Il silenzio è nelle aule vuote a scuola, nei corridoi che non vengono più percorsi da inizio 2020, nello zaino sistemato in malomodo nell’armadio, che, “tanto, per un po’ non servirà più”.

Da mercoledì ho riportato l’icona di Microsoft Teams al centro del desktop. A giugno l’avevo spostata di lato e, sinceramente, speravo di poterla lasciare lì. Eppure.

Io, cantanti senza palco non li ho mai visti, nemmeno registi senza cinepresa, neanche pittori senza pennelli. Però ho visto studenti senza scuola.

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