di Francesca Maria Rossi
Da più di un mese a questi giorni tra i titoli del telegiornale e le testate giornalistiche troviamo in pole position articoli relativi il coronavirus; una vera e propria epidemia che solo in Cina supera le 1500 morti. Il virus si sta diffondendo in molti paesi e con lui, anche la disinformazione. È probabilmente il timore che in questi casi offusca la mente di chi, per paura di essere contagiato, ritiene opportuno prendere le distanze da tutti coloro che hanno origini cinesi, a prescindere dai loro effettivi contatti con i loro paesi nativi. E così, accanto alle notizie di carattere informativo sulla diffusione e conseguenze del virus, si fanno spazio notizie dai titoli sconcertanti: “Sospese le lezioni per gli studenti cinesi del Conservatorio di Roma”, “Bambino preso di mira a scuola per le sue origini cinesi” (Bologna), “Ristoranti e negozi cinesi deserti; a Milano il quartiere China Town vittima di pregiudizi e disinformazione”.
Possiamo ancora parlare di semplice allarmismo o è meglio definirli episodi di razzismo? Dovremmo inoltre domandarci da dove viene quest’ondata di odio e discriminazione; scopriremmo allora che è la manifestazione del timore di chi, bombardato dalle notizie su questo nuovo virus, sceglie, con superficialità, di difendersi ed individuare dei “colpevoli” da ghettizzare. Potremmo dunque definirlo una sorta di meccanismo di autodifesa verso ciò che non si conosce ma di cui si avverte il pericolo, meccanismo che diventa però pericoloso all’interno di una società complessa, se la razionalità viene occultata dalla paura.
Tuttavia, per fortuna, non sono solo queste le notizie di cui sentiamo parlare; il flash mob organizzato in piazza Municipio a Napoli lo scorso 14 febbraio è un messaggio chiaro e diretto di solidarietà nei confronti della comunità cinese della città. Durante l’evento un albero è stato decorato con cuori e lanterne rosse su cui sono stati riportati messaggi di incoraggiamento e sostegno.
Lo stesso presidente Mattarella invita a non lasciarsi vincere da infondati timori: la visita alla scuola multietnica del quartiere Esquilino a Roma vuole essere esempio di quanto sia importante non perdere di vista valori e principi quali l’inclusione sociale e scolastica.
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